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Onana: “Titolare nell’Inter? Non sono sorpreso, con Handanovic molto diversi. Lukaku manca”
«Come chi sa di avere un gruppo durissimo, tra Brasile, Svizzera e Serbia. Ma anche come chi in campo è pronto a lasciare ogni cosa per il proprio Paese. Non è facile per noi, ma non sarà facile neanche per gli altri».
La disturbano gli stereotipi che si ripetono sempre sulla tattica e sulla tecnica dei giocatori africani?
«Che qualcuno lo dica, non significa che questa sia la verità. Io sono africano e, se faccio il portiere all’Inter, vuol dire che un po’ di tecnica ce l’ho... E, senza fare nomi, pensate a quanti giocatori africani fanno la differenza nelle migliori squadre d’Europa».
Pensa mai che sarebbe stato della sua vita se non avesse incontrato Samuel Eto’o?
«Chissà, magari sarei in Camerun a fare il poliziotto o mi sarei arruolato nell’esercito. Samuel è l’uomo che mi ha dato una possibilità, il primo a credere in me con la sua Academy. Mi sento un uomo fortunato anche per questo dono e una parte di tanta fortuna cerco di restituirla agli altri, ai ragazzi camerunesi, grazie alla mia Fondazione: al momento stiamo aiutando tanti bambini ciechi, ma abbiamo diversi progetti in divenire».
Lei è africano, ma si è formato in Europa: come convivono questi due mondi diversi dentro allo stesso uomo?
«Io credo nelle diversità che devono rimanere e arricchiscono nel rispetto reciproco. Sono e resto africano, orgogliosamente nero, ma da anni vivo in un continente popolato in gran parte da bianchi, adattandomi alle regole del Paese che mi ospita e cercando di farmi valere per il mio talento. Solo e soltanto per quello. Di una cosa sono sicuro, nel calcio nessuno gioca perché ha un certo colore della pelle: chi ce la mette tutta, chi si impegna e fa le cose per bene alla fine andrà in campo».
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