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Oriali: “Desidero tornare all’Inter! Branca ha fatto in modo che me ne andassi”

Eva A. Provenzano

Gianni Brera lo chiamava il Piper quando giocava bene perché era frizzante come lo champagne. Se giocava male lo retrocedeva a ‘Gazzosino’. Gabriele Oriali di strada ne ha fatta con la maglia dell’Inter, da giocatore e da dirigente. In una...

Gianni Brera lo chiamava il Piper quando giocava bene perché era frizzante come lo champagne. Se giocava male lo retrocedeva a ‘Gazzosino’. Gabriele Oriali di strada ne ha fatta con la maglia dell’Inter, da giocatore e da dirigente. In una lunga intervista concessa al Guerin Sportivo, ai microfoni di Nicola Calzaretta, l’ex mediano nerazzurro rivela: “Da piccolo tifavo Juve, a casa mia c’era bisogno di soldi e quando giocavo per le giovanili dell’Inter continuavo a lavorare, non c’erano mica tutti i soldi di adesso”.

MANCINI E MOU - Rivelazioni anche sugli allenatori passati alla Pinetina: “Bersellini è stato un innovatore un po’ come Mancini e Mourinho che lavorano sulla testa dei giocatori oltre che sul resto. Mou? Di lui esiste un lato privato e un lato mediatico. Il suo lato privato è quello meno conosciuto, ma è veramente speciale. Siamo molto uniti e vicini”.LUI E BRANCA – Dopo aver fatto la storia con la maglia nerazzurra addosso Oriali è arrivato all’Inter da dirigente nel 1999, l'ha lasciata nel 2010, dopo il Triplete conquistato a fianco di Mourinho. Nella stessa intervista l'ex dirigente torna sulla polemica con Marco Branca e racconta il suo punto di vista. “Bella esperienza, peccato che due anni fa qualcuno ha voluto che finisse. Nel momento della massima raccolta, dopo la Champions che mancava da una vita, dissero che Oriali non rientrava più nel progetto. Motivo? Andrebbe chiesto a Branca, lui ha fatto di tutto perché si arrivasse a questo punto, Moratti non avrebbe mai voluto mandarmi via. Evidentemente gli facevo ombra. Non ha capito che la mia esperienza sarebbe potuta servire ancora sia all’Inter che a lui e ha lavorato ai fianchi per mesi. Avevo colto dei segnali. Lo dissi a Mou prima di Madrid:  “Se te ne vai mandano via anche me” e lui mi rispose che io ero l’Inter e che non avrebbero mai potuto. Non tutti la pensavano così. Questa cosa mi ha fatto molto male e me la porto dentro. Credevo di meritare rispetto dopo trent’anni. Desidero tornare in quella che ritengo la mia seconda casa”.