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Pavard: “L’Inter era quello che cercavo, sono qua per la seconda stella. Inzaghi leader”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il difensore dell'Inter ha raccontato il suo primo periodo in nerazzurro

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il difensore dell'Inter Benjamin Pavard ha raccontato il suo primo periodo in nerazzurro e il perché ha scelto l'Inter:

«È stata la scelta giusta, sono stato accolto molto bene da tutti, da mister Inzaghi ad Javier Zanetti fino ai compagni di squadra. Ho scoperto un bello spogliatoio. Dopo sette anni in Germania volevo una nuova sfida, nuovi stimoli. L’Inter mi voleva già a gennaio con un progetto che è quello che cercavo».


Il suo amico Olivier Giroud però ha provato a “reclutarla” al Milan?

—  

«Ah si (ride, ndr). Più che del Milan, Olivier mi parlava dell’Italia e della Serie A, del tifo negli stadi. Un punto sensibile: mi piace il fervore dei tifosi. All’Inter ho trovato proprio quello che cercavo».

Quanto è contato il contatto con Zanetti?

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«Zanetti è una leggenda. Se pensi all’Inter, pensi prima a lui. È rispettato da tutti, una bella persona. Era felice della mia scelta. Mi ha spiegato cosa significa essere all’Inter, la passione dei tifosi».

Pavard: “L’Inter era quello che cercavo, sono qua per la seconda stella. Inzaghi leader”- immagine 2

Anche se non l’ha giocato, come ha vissuto il derby?

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«Bellissimo: quando ho visto i fumogeni, i nostri tifosi che sbattevano i pugni sui vetri del nostro pullman per caricarci, i cori in un Meazza pieno, avevo i brividi. Gioco a calcio per questo genere di emozioni. A me piace il pubblico caldo, perché anch’io sono così: con i tifosi ci capiremo».

Il campionato di predilezione è la Premier League, ma lei ha scelto la Serie A: perché?

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«Per il progetto sportivo che mi permette di giocare nel ruolo che prediligo. Seguo la Serie A da anni, anche per la tattica. L’Italia poi è la patria dei difensori, quindi per me c’erano tutte le condizioni per questa scelta. Anche se alla Playstation prendo sempre Adriano».

Quali difensori di Serie A l’hanno ispirata?

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«Tanti, da Laurent Blanc a Walter Samuel, e più in generale le leggende da Paolo Maldini a Lilian Thuram. Sono tutti fonte di ispirazione: ho 27 anni e posso migliorarmi e imparare molto. All’Inter posso realizzarmi».

Quali differenze con la Bundesliga?

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«La Serie A è un campionato molto più tattico. Le avversarie si difendono molto bene, in blocco, così diventa più difficile affrontare anche squadre di medio livello».

Cambia molto il lavoro quotidiano rispetto al Bayern Monaco?

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«Si corre molto di più. Mi ha sorpreso l’intensità degli allenamenti anche nelle sedute che precedono la partita. Facciamo molto lavoro tattico. L’approccio è diverso».

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Come si trova con i nuovi compagni di reparto?

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«Imparo qualcosa di nuovo ogni giorno. Nello specifico, lavoriamo molto con i video e mi confronto con lo staff per capire dove migliorare, anche riguardando le partite che abbiamo giocato. C’è molto dialogo con Acerbi e Bastoni, come con De Vrij e Darmian. Sono dei nazionali ed è facile capirci. C’è una sana concorrenza tra di noi, e la difesa a tre mi permette di esaltare le mie qualità».

Anche il c.t. Didier Deschamps sembra ormai intenzionato a farle fare il difensore centrale: l’Inter aiuta?

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«Anche se era un mio obiettivo giocare da difensore centrale in un club, ho sempre detto che nella nazionale francese sono al servizio della squadra e mi adatto senza alcun problema. L’Inter mi ha proposto esattamente il ruolo che cercavo. Poi vedremo se davvero il c.t. pensa di farmi giocare diversamente: lui sa che io gioco volentieri ovunque vorrà lui».

Cosa le chiede invece Inzaghi?

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«Inzaghi è un leader, un condottiero, un grande motivatore in partita come in allenamento, un grande allenatore che non sottovaluta nessuna squadra. Un esempio di cosa mi chiede di diverso: l’appoggio al terzino destro per poi avanzare in profondità, cosa che non facevo al Bayern dove invece mi dicevano di restare dietro, soprattutto in una difesa a tre. Con il mister c’è un buon rapporto, ma devo imparare rapidamente l’italiano perché lui sa solo qualche parola di francese».

Anche Marcus Thuram, suo collega in nazionale, si è adattato subito con gol e assist?

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«Si è integrato subito perché il club crea le condizioni ideali per sentirci a nostro agio. Sono molto felice per lui, è un ragazzo speciale, spero continui così, e ho molto rispetto per suo papà. Marcus mi aiuta perché parla italiano. Pure Mikhtaryan e Sommer, che parlano invece il francese».

Quali sono i suoi obiettivi?

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«Sono venuto qui per mettere la seconda stella sulla maglia e restituire ai tifosi l’affetto che mi hanno dato fin da prima che firmassi, con i tanti messaggi che ho ricevuto sui social. Si meritano grandi trofei».

Forse è più difficile vincere lo scudetto con l’Inter che la Bundesliga con il Bayern?

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«In realtà la scorsa stagione abbiamo rischiato di perdere il campionato (il titolo è stato vinto sul Borussia Dortmund solo con un sorpasso all’ultima giornata, ndr), ma è vero che qui le rivali non mancano: Milan, Napoli, Juventus, Lazio, Fiorentina. Ma la stagione è lunga. Anche per questo non ho esagerato troppo con Giroud e Theo dopo il derby stravinto. Casomai mi rifaccio alla fine, se vinciamo il campionato».

L’Inter è stata finalista dell’ultima Champions League, quest’anno potete riuscire ad alzare il trofeo?

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«Tutto è possibile, ma bisogna pensare a noi stessi, focalizzarsi sul nostro gioco e continuare a lavorare duro durante ogni allenamento».

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Come va la vita milanese?

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«Milano la conoscevo un po’ e mi piaceva già. Da voi si mangia bene anche se ho poco tempo per i ristoranti. Per ora vivo in hotel. Giroud e Theo mi hanno dato qualche consiglio: sono amici, ma non quando arriva il derby...».

Cosa ne pensa di Giroud portiere?

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(ride, ndr) «In realtà speravo che il Genoa alla fine segnasse. Ha fatto una bella uscita, magari lo mettono in porta anche in nazionale».

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