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Pavard: “Ecco com’è nato Benji l’Interista. Lautaro resti. Inzaghi? Mai visto niente del genere”

Marco Astori Redattore 
Le parole del francese: "Non ci poniamo limiti. Dobbiamo restare campioni d’Italia, pur sapendo che è molto difficile ripetersi"

Benjamin Pavard, difensore dell'Inter, ha concesso un'intervista ai microfoni di Repubblica. Ecco le sue dichiarazioni sulla stagione trionfale dei nerazzurri e sulla vittoria dello scudetto.

Aveva mai visto una festa come quella nerazzurra per un trofeo?

«A Stoccarda sì, per la promozione in Bundesliga. Uno spettacolo. Al Bayern Monaco si festeggia meno. Poi c’è il Mondiale con la Francia, che è stato incredibile. Ma il pullman a Parigi viaggiava più spedito, non ci abbiamo messo otto ore come a Milano. Dopo aver visto i miei nella folla mi sono emozionato. Sapevo che mi aspettavano da quattro ore. Erano felici. Mamma spingeva tutti per vedermi. Papà sorrideva. Sono orgoglioso di far vivere loro momenti così».

Perché ha deciso di lasciare il Bayern Monaco per l’Inter?

«Avevo vinto tutto. A 27 anni era arrivato il momento di cambiare. Cercavo una nuova avventura, dopo sette stagioni in Germania. Volevo conoscere l’Italia e vivere la passione della Serie A. Poi c’è la tattica. A Monaco giocavo terzino, qui sono centrale, il ruolo che preferisco».

Inzaghi le chiede di attaccare. In questa stagione ha servito tre assist. Si diverte?

«Inzaghi ci lascia molta libertà ed è bellissimo. Avevo già giocato in difese a tre, ma si trattava soprattutto di coprire. Qui è un continuo dai e vai. Possiamo salire, creare spazio, dialogare con il regista. I cori per lui sul pullman? Li merita, da parte dei fan e della squadra. Era importante che fossimo noi calciatori a gridare per primi il suo nome. La seconda stella è arrivata grazie al lavoro di tutti, ma il mister è lui».


In quale partita le piacerebbe segnare il primo gol da interista?

«Nel derby, ovviamente. Ma sarebbe bello anche contro la Juve».

L’idea di Benji l’interista come è nata?

«In aereo, venendo a Milano, chiacchierando con un amico. Avevo forzato per lasciare Monaco. Volevo solo l’Inter, che mi seguiva da tempo. Mi sentivo già interista».

Com’è Lautaro come capitano?

«Una super persona, un vero leader e un grandissimo giocatore».

Sta trattando il rinnovo del suo contratto col club.

«Spero rimanga con noi a lungo».

Quale è il segreto di Inzaghi nella gestione del gruppo?

«L’attenzione ai dettagli. Non sottovaluta niente. E la sua mentalità è condivisa da tutti alla Pinetina. Per questo stiamo così bene insieme. Tiene tantissimo a ogni particolare. Lo si capisce da come si agita in panchina. All’inizio lo guardavo con stupore, non avevo mai visto niente del genere. Poi ho capito. Anche dopo la vittoria dello scudetto, ci ha detto che è importante vincere le gare che restano».

Dove può arrivare questa Inter?

«Non ci poniamo limiti. Dobbiamo restare campioni d’Italia, pur sapendo che è molto difficile ripetersi. In Italia negli ultimi anni il vincitore del campionato è cambiato spesso. Ma siamo sulla buona strada. E abbiamo tifosi fantastici, a San Siro e in trasferta».

Nel derby ha esultato dopo un tackle su Leao come avesse fatto gol.

«Preferisco fare una bella scivolata che un gol. Per un difensore, un tackle può valere quanto una rete. E quello era il caso».

 


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