Per giorni il caso Perisic ha animato la situazione in casa Inter. Le dichiarazioni del ds Piero Ausilio ("In questo momento non ci sono cose concrete, ha chiesto di andare a giocare all’estero, ma non sono arrivate offerte") hanno probabilmente messo fine, almeno per ora, alle voci di una partenza del croato. Perché l'esterno ha chiesto di andare via? La Gazzetta dello Sport ricostruisce la vicenda: "Un passo indietro può essere utile. Estate 2017, José Mourinho corteggia il croato, vuole portarlo al Manchester United e offre 50 milioni. L’Inter non cede, Spalletti chiede la permanenza di Ivan come bonus d’ingresso nel club, a qualsiasi costo. Ricucitura servita. E Perisic allora comincia a giocare. Gioca pure bene, in fondo non si scherza con un Mondiale da preparare, non c’è spazio per giri a vuoto del motore, non sia mai perdersi la chance di una vetrina così importante. Tutto bene, la Croazia arriva a un passo dall’impresa, in fondo come l’Inter della scorsa estate che l’impresa la sfiorò provando a regalare a Perisic un compagno di viaggio di nome Modric, hai visto mai che il ragazzo si tranquillizza. Macché, Modric non arriva. E la stagione di Perisic si rivela un flop, una prestazione negativa dietro l’altra, nonostante la fiducia incondizionata e a volte tecnicamente immotivata di Spalletti. Non contento, il croato ribadisce in un paio di uscite pubbliche che il suo sogno è la Premier League, «spero che i tifosi dell’Inter mi capiscano». E come?"
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Perisic ha sbagliato i calcoli: l’Arsenal lo ha spinto a rompere con il mondo Inter, ma…
La Gazzetta dello Sport ricostruisce il caso Perisic
PROCURATORE FAI DA TE - "Più facile che non capiscano mai. Perché quel che fa Perisic al rientro dalle vacanze di Capodanno è ai limiti della professionalità, alla quale non a caso è stato richiamato pubblicamente dallo stesso Spalletti. In allenamento Ivan dà segnali di nervosismo, nei confronti del tecnico e pure verso Icardi, con il quale non c’è mai stato amore, a maggior ragione dopo gli ultimi segnali positivi ricevuti dall’argentino in tema rinnovo. Insofferenza alla luce del sole, che non sfugge agli occhi di chiunque frequenti Appiano, compagni compresi. Di fatto Perisic cerca vistosamente lo strappo. E infatti ai dirigenti va dritto al punto e chiede la cessione. Siamo al «ci speri» di cui sopra. Anche perché Perisic, nel frattempo, si è anche allontanato da Fali Ramadani, il suo vecchio agente, quello dell’ultimo rinnovo per intendersi: tra i due, pare, incomprensioni di natura economica. Ora Perisic si gestisce in prima persona, non ha nessun procuratore di riferimento, si fa aiutare da un variopinto entourage nell’ambito familiare ma, tanto per capirsi, a chiedere la cessione è andato direttamente lui, nessun altro. È dalla famiglia, infatti, che arriva l’abboccamento con l’Arsenal: da Londra promettono al croato un ingaggio da 7 milioni netti, cifra discretamente convincente, siamo a poco meno del doppio che prende all’Inter. Convincenti, quei 7 cioccolatini, almeno al punto di pensare di poter forzare la mano, fino a costringere il club alla cessione".
CALCOLI SBAGLIATI - "Perisic è tipo ruvido, carattere spigoloso e poco malleabile. Pochi sorrisi, risposte un po’ così anche quando in conferenza stampa gli fai una domanda semplice semplice. Lo sanno pure i giudici del Tar, che recentemente hanno revocato un Daspo a un tifoso dopo una lite con il croato: il tifoso era stato provocato da Perisic. È Terribile come si conviene a uno che si chiama Ivan. Ma anche uno così può sbagliare i calcoli, scegliendo una tempistica fallimentare. Perché dall’altra parte trova in Zhang e in tutta la dirigenza dell’Inter un muro che non si sgretola. Nel braccio di ferro il croato è perdente, perché l’Arsenal che l’ha corteggiato spingendolo a rompere con l’Inter, è lo stesso club che vuole acquistarlo solo in prestito con diritto di riscatto, come si fa con un campioncino in erba e non con uno arrivato alla finale del Mondiale da protagonista. Non era amore vero, forse".
(Gazzetta dello Sport)
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