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Pizarro: “Spalletti è un fuoriclasse, è lui il top player dell’Inter. Ma in A tifo per…”

L'ex centrocampista di Inter, Fiorentina, Roma e Udinese ha parlato del tecnico che più di tutti lo ha valorizzato

Andrea Della Sala

David Pizarro, 38 anni, ha da poco rinnovato il contratto con l’Universidad de Chile ma ha ancora tanta nostalgia dell’Italia. Di Udine, di Milano, di Roma e di Firenze. E anche da lontano il suo cuore batte forte per il calcio italiano, grazie al quale in 15 anni è diventato tra i più forti registi d’Europa. «Guarderò la Serie A finché non morirò: è un campionato che mi ha dato tanto». Il centrocampista ha parlato del campionato italiano e in particolare di Spalletti, il tecnico che più lo ha valorizzato.

Pizarro, che idea si è fatto di questa stagione?

«La squadra da battere resta la Juve: organico superiore a tutte le altre. Adesso però per il bene calcio italiano sarebbe importante che squadre come Napoli, Roma o Inter riuscissero a spezzare la serie bianconera».

Fa il tifo per qualcuno in particolare?

«Amo il calcio che fa il Napoli, perché sono un romantico: bado molto alla qualità. Alla Fiorentina con Montella abbiamo messo in campo un gioco simile a quello di Sarri, spero che a fine anno a festeggiare siano gli azzurri».

Non la prenderà bene il suo amico Spalletti. Cosa pensa del suo lavoro all’Inter?

«Luciano è un fenomeno, un fuoriclasse dei tecnici. Lo dico perché lo conosco e so quanto sia ampio il merito di aver plasmato un’Inter così forte, a sua immagine e somiglianza. Il vero top player nerazzurro è Spalletti».

Quali sono gli ingredienti del suo successo?

«È il tecnico più meticoloso che abbia mai avuto: Luciano cura ogni singolo dettaglio, a cominciare dagli allenamenti. Fa gruppo in fretta e ovunque vada vuole sempre esprimere un calcio brillante. A Milano ci sta riuscendo alla grande».

Oggi a San Siro arriva la squadra che l’ha lanciata tra i grandi, l’Udinese...

«È un club che stimo tanto, mi ha fatto crescere come persona e come calciatore. La qualificazione in Champions del 2005 con Spalletti è stato un momento storico per la società e per me. Sei anni non si dimenticano in fretta. E poi a Udine sono nati i miei due figli».

Sull’altra sponda di Milano, invece, l’avventura di Montella è finita male...

«Non avrei mai pensato a un epilogo del genere. Vincenzo ha qualità, le colpe non sono tutte sue: il club non lo ha aiutato sul mercato o quando è stato indicato dai tifosi come principale responsabile del momento no del Milan».

Che effetto le fa vedere una Roma senza Totti?

«Perdere uno dei giocatori più forti al mondo non è mai facile e quest’anno si è visto contro Genoa e Chievo, dove i giallorossi si sono incartati. Con Totti, i tre punti sarebbero arrivati. Penso che Francesco avrebbe voluto continuare a giocare. Non so perché abbia smesso. Ora fa quasi effetto vederlo ogni domenica in tribuna».

E lei cosa farà una volta smesso di giocare? Tornerà in Italia?

«Sicuramente. Studierò a Coverciano per prendere il patentino di allenatore. È una promessa. E gli italiani sanno che io le promesse le ho sempre mantenute».

(La Gazzetta dello Sport)

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