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Problem solving, l’Inter ricorre al mercato. Si riparte da 0 ma con un fattore in più

Alessandro De Felice

Ottavo posto in classifica, 55 punti conseguiti in 38 partite giocate, 59 gol fatti e 48 subiti. I dati di fine stagione (2014-2015) non sono propriamente ritratti dei fauves, anzi, mettono in evidenza tutte le difficoltà incocciate durante il...

Ottavo posto in classifica, 55 punti conseguiti in 38 partite giocate, 59 gol fatti e 48 subiti. I dati di fine stagione (2014-2015) non sono propriamente ritratti dei fauves, anzi, mettono in evidenza tutte le difficoltà incocciate durante il percorso dalla coppia Mazzarri-Mancini.Erick Thohir ci ha provato e riprovato a raddrizzare la barca in burrasca, ma né il cambio della guida tecnica né il mercato di gennaio sono serviti come zattera verso il porto della qualificazione europea. Troppi ed evidenti i problemi, sia in materia di qualità, ma probabilmente soprattutto di leadership. Spesso l’atteggiamento è stato di gran lunga il peggiore in campo. PROBLEM SOLVING - “Non c’è supermercato dove si compra la grinta”, diceva Pantani. Vale lo stesso discorso per la determinazione e l’abitudine a vincere o almeno a lottare per obiettivi di un certo valore. O ce l’hai o non ce l’hai e un’attenta analisi delle risorse a propria disposizione ha spinto l’Inter ad operare massicciamente sul mercato, alla ricerca di elementi pronti, maturi e dalle spalle larghe. Troppo importante il bene del club per poter riconfermare, per l’ennesima volta, elementi che hanno dimostrato negli anni di non sopportare il peso della casacca nerazzurra. LA MARCIA INDIETRO - Mancini non ha fatto sconti: via tutti quelli che non hanno rispettato determinati parametri di rendimento, ridimensionati gli altri che non sono riusciti a trovare una sistemazione diversa. L’Inter ha messo tutti nuovamente in discussione, a partire dall’ormai ex capitano, Andrea Ranocchia, che ha restituito la fascia. Una responsabilità troppo greve per il numero 23, mai leader e trascinatore di un gruppo spesso alla ricerca del proprio punto di riferimento. LA NUOVA IDEA - Di uomini con personalità ne sono arrivati diversi: da Felipe Melo a Miranda, passando per Kondogbia e Jovetic, ma la società nerazzurra ha deciso diversamente: la fascia di capitano si stringerà attorno al braccio di Mauro Icardi, tra i pochi a tirare avanti la carretta durante la scorsa stagione e ad emergere dalle difficoltà. L’argentino, fresco del titolo di capocannoniere, si candida a divenire il simbolo della rinascita nerazzurra. Anche perché di fatto il numero 9 rappresenta la prima pietra del palazzo, tutte le altre si predisporranno attorno a lui. Fa specie soprattutto ripensando a quell’etichetta da cattivo ragazzo che hanno provato a stampargli addosso e che lo stesso Icardi ha provveduto pazientemente a tirar via ripetutamente. A suon di gol e di notti trascorse a casa da buon padre di famiglia. Probabilmente la fascia di una delle società più gloriose al mondo cancellerà definitivamente ogni dubbio circa il suo carattere, originale ma genuino.