Togliamoci subito il dente. Nicolò Zaniolo è un rimpianto per l'Inter e ogni suo gol è una frecciata per i tifosi nerazzurri. E la scusa "troppo facile parlare dopo, nessuno se lo sarebbe aspettato" vale solo per i tifosi sui social, non certo per i dirigenti che sono pagati fiori di milioni di euro per vedere prima degli altri il potenziale di un giovane e salvaguardarlo dalle sirene di mercato.
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Quanta malafede su Zaniolo. Rimpianto? Certamente sì. Ma nessuno dice che…
L'editoriale di Daniele Mari, direttore di Fcinter1908, sull'operazione Zaniolo-Nainggolan
Cedere Zaniolo si sta rivelando un colossale errore? Assolutamente sì, non ho problemi nell'ammetterlo. Ma senza contestualizzare la sua cessione, cadrei in quella malafede nauseante che sta caratterizzando da ore certe analisi sull'operazione che ha portato il giovane trequartista a Roma (con Santon valutato 9,5 milioni, qualcuno lo dimentica ndr) e Radja Nainggolan in nerazzurro.
E allora proviamo a contestualizzare questa operazione. Giugno 2018: l'Inter è sotto sanzione della Uefa per violazioni del Fair Play Finanziario (sotto sanzione, lo ripeto. Cioè obbligata, costretta a rispettare determinate condizioni firmate 5 anni prima dall'ormai ex presidente Erick Thohir). Ergo: deve racimolare oltre 40 milioni di plusvalenze, senza aumentare il costo degli ammortamenti.
A questo punto, i dirigenti nerazzurri hanno due strade: vendere uno dei giocatori di maggior valore, quindi Icardi o Skriniar (inutile insistere con Perisic, che non aveva offerte degne di questo nome e non avrebbe comunque risolto da solo la pratica plusvalenze) oppure vendere un cospicuo numero di giovani talenti all'interno di operazioni che comprendessero anche degli acquisti.
La società opta per questa seconda strategia. Giusta? Sbagliata? Avrei tanto voluto sentire le opinioni qualora l'Inter avesse rispettato le sanzioni Uefa cedendo Skriniar, o magari cedendo Icardi alla Juve, suicidandosi con l'acquisto di un giocatore instabile come Higuain, con uno stipendio da 9,5 milioni netti a stagione. Apriti cielo.
L'Inter decide di fare cassa con i giovani del vivaio. E racimola i 40 milioni di euro vendendo un buon numero di ragazzi della Primavera di Stefano Vecchi, vincitrice di qualsiasi tipo di torneo. Ergo, cede buoni giovani, dei prospetti. Quando decidi di vendere 10 giocatori della Primavera, per di più talentuosi, va da sé che ti assumi il rischio che uno di questi esploda altrove. Ed è quello che è puntualmente successo. Ma gli altri nove? Si chiama rischio calcolato. Per nove cessioni che ti hanno consentito di 'salvare' un patrimonio come Milan Skriniar (perché a lui sarebbe toccato, parliamoci chiaro), ce n'è una che ti toccherà rimpiangere (c'è un 15% sulla rivendita di Zaniolo ma non consola granché).
Ognuno di voi può farsi un'idea di cosa sia giusto fare: correre il rischio di rimpiangere un giovane su 10 ceduti o ingoiare subito il rospo di un campione come Skriniar sacrificato? Perché ricordiamolo, l'Inter era sotto sanzione, non poteva far finta di nulla (come accade altrove). Cedere Skriniar o vendere 10 talenti, correndo il rischio che uno possa esplodere. Il rimpianto Zaniolo resta ma, senza contestualizzarlo, sottolinearlo diventa puro esercizio di malafede.
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