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Claudio Ranieri torna a parlare e lo fa in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport. L'ex tecnico interista ripercorre la sua avventura in nerazzurro e svela anche interessanti retroscena di mercato:
Ranieri, dove e quando ha sbagliato all’Inter?«A gennaio, quando ho dato il via libera alla cessione di Thiago Motta. Sapevo di perdere un pezzo importante, un giocatore che ci dava equilibrio, volevamo prendere un esterno di centrocampo ma non è stato possibile».
Perché non si è opposto?«Perché sapevo pure che ero arrivato in un momento particolare nella gestione economica dell’Inter».
Poi cosa è successo?«Poi ci sono stati gli infortuni di Alvarez, di altri giocatori e di Guarin che è tornato a disposizione solo quando me n’ero andato».
E’ davvero soddisfatto del suo lavoro milanese?«Sì. Abbiamo infilato una serie di vittorie impressionanti e poi una serie di sconfitte che lasciano stupiti per il modo in cui abbiamo preso gol. L’esempio lampante sono i gol incassati contro il Marsiglia, negli ultimi minuti sia all’andata che al ritorno, per errori individuali».
E alla fine l’Inter è diventata la sua occasione persa.«E’ così. Resistere quest’anno e ripartire il prossimo, era il mio obiettivo. Era l’occasione per aprire un ciclo come mi era capitato in altre piazze. Ma sono arrivato in un anno particolare per l’Inter, c’erano ancora degli spettri, ho riavviato la macchina ma poi si è fermata. E’ il mio più grande rimpianto. Anche perché mi trovavo bene con tutti, con Moratti, Branca, Ausilio, i medici, i giocatori. Ho sperato.
C’è rimasto male quel lunedì quando ha ricevuto la telefonata di Moratti?«Capisco che il calcio è così. Come allenatore ho un grande difetto: comprendere le esigenze della società. E infatti quando hanno venduto Thiago Motta non ho detto niente. L’esonero è arrivato dopo la sconfitta di Torino con la Juve. Eppure per un’ora abbiamo attaccato, nessuno ha mai tirato in porta quanto noi contro la Juve».
E’ riuscito a darsi una spiegazione tecnica alle due facce della sua Inter? Prima tanto bene e poi tanto male.«E’ stata un’annata particolare. Si commettevano ingenuità singole che ci facevano perdere la partita, nella mia carriera non ne avevo mai viste così tante tutte insieme».
Esempio: l’errore di Lucio col Marsiglia a San Siro.«E quello di Chivu all’andata. Ho visto che l’Inter ha continuato a prendere dei gol per delle ingenuità».
In effetti restano tante stranezze.«In allenamento vedevo crescere la squadra. Facevo giocare Milito, e tutti mi criticavano, perché in allenamento stava benissimo. Ma andava tutto storto. Credo che Moratti abbia cambiato per vedere se, col mio esonero, sarebbe finito quel periodo di negatività».
Una stranezza è stata il rendimento di Sneijder. Si aspettava di più dall’olandese?«Ha avuto dei problemi fisici, chiede molto a se stesso e molto anche alla squadra, non lo giudico in modo negativo. Si è messo a disposizione della squadra, ci ha messo un pochino a capirlo, ma alla fine l’ha fatto».
Il suo ricordo più bello all’Inter?«La partenza: vittoria a Bologna e vittoria a Mosca col Cska in Champions League, giocando un buon calcio. E poi le sette vittorie a fila».
Quello più brutto?«La doppia sfida col Marsiglia: non meritavamo in nessun modo di uscire dalla Champions».
Ha più sentito Moratti?«Sì, per Pasqua. Ci siamo lasciati bene, era dispiaciuto quando mi ha detto che non ero più l’allenatore dell’Inter».
Che idea si è fatto di Stramaccioni come tecnico?«E’ ancora prematuro dare un giudizio. Per ora ha avuto questo compito agevolato, la sua carriera inizia il prossimo anno, per cui saranno le prossime stagioni a stabilire la forza
Alla vigilia del derby, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, il suo sostituto ha detto che nel derby dell’andata l’Inter aveva fatto una fase difensiva quasi perfetta e che lui non sarebbe stato capace di replicare quel tipo di partita, con l’Inter ad aspettare nel proprio centrocampo il Milan.«Ognuno intende il calcio a modo suo. Poi abbiamo visto come il Chelsea ha vinto la Champions League. Io sapevo che in quel momento particolare della stagione noi avremmo vinto con il Milan giocando in quella maniera e i fatti mi hanno dato ragione».
L’Inter ha riscattato Guarin, poi ha preso Palacio e ora punta su Destro.«Le racconto questo. A Natale, Moratti mi disse che voleva prendere Tevez. Io gli risposi: “Presidente, lasci stare Tevez e riporti a casa Destro. E subito».
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