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Ranieri si presenta: “Pazzini, a noi! Mou? Indelebile nella storia dell’Inter”

Eva A. Provenzano

Ci sono pure le tv giapponesi alla sua presentazione. Gli chiedono cosa pensa di Nagatomo e lui risponde: “E’ un buonissimo giocatore che si è integrato bene bella difesa dell’Inter. E’ un ragazzo attento e diligente e...

Ci sono pure le tv giapponesi alla sua presentazione. Gli chiedono cosa pensa di Nagatomo e lui risponde: "E' un buonissimo giocatore che si è integrato bene bella difesa dell'Inter. E' un ragazzo attento e diligente e pronto, rapido, duttile perché gioca a destra e a sinistra e sa giocare per la squadra". 

Claudio Ranieri ha già preso possesso della sua nuova squadra. Faccia dura, la solita e poi la divisa ufficiale e la cravatta nerazzurra. Voleva tornare all'esterno, all'Italia non ci pensava più. Poi è arrivata la chiamata di Moratti: "E come facevo a dire di no"?. 

Eccolo qui il nuovo allenatore nerazzurro, parla di amore, passione, di giocatori che devono ritrovare la voglia di vincere. "Non ce ne sono di usurati, possono dare ancora tanto".

Non gli è piaciuto vedere dalla distanza a Novara o con la Roma una squadra abbattuta, che creava e non riusciva a sfruttare le occasioni: "Adesso voglio entusiasmo e voglia di rialzarsi".

E riparte da Pazzini: "Dove sono stato c'è sempre stato l'obbligo di vincere per forza, a Parma per non retrocedere, a Roma per vincere lo scudetto, con quella cavalcata strepitosa che solo Pazzini poteva interrompere... disgraziato lui (ride l'allenatore, ndr), ma buon per l'Inter ovviamente... Se ho detto qualcosa a Pazzini? Ancora niente, poi mi sentirà...", dice scherzando e riferendosi a quei due gol con la maglia della Samp che consegnò di fatto lo scudetto ai nerazzurri.

Poi si riferisce a quel momento particolare della sua storia personale che lo ha messo di fronte e contro alla storia dell'Inter: "Mourinho? Nemici perché a capo di squadre diverse, sono cose che capitano nel nostro lavoro, ma sono cose che finiscono lì, che hanno solo risonanza mediatica. Quando ci incontravamo ci salutavamo con affetto e finisce lì. Credo che lui sia parte fondamentale della storia interista. Come Herrera: è indelebile". 

"Quel passato è il massimo, mi auguro che sia così anche il nostro presente. Io credo di avere un pregio, sentire le cose e trasmetterle ai giocatori, il calcio è questo, è semplicità. Non credo di essermi mai comportato male con i tifosi dell'Inter", aggiunge.

A proposito di moduli e schemi dice: "Non sono schiavo di un sistema di gioco, metto in campo la squadra con il pensiero di vincere la partita e basta. La convivenza tra Pazzini e Milito? Li vedo compatibili. Tutti e due sanno muoversi, sanno essere opportunisti e stare nell'area di rigore".

"Idee sul da farsi? Le idee ce le ho, ora bisogna metterle in pratica. Nei cross, nelle palle filtranti, questi ragazzi hanno la loro qualità migliore. Hanno sempre creato molte occasioni da gol e a volte non si sono trasformate in gol solo per sfortuna, spero che il cambio d'aria si senta...", sostiene ancora. 

E a chi gli chiede se è vero che vuole Montali all'Inter risponde: "Non sono mai entrato in queste cose, ho sempre fatto il mio lavoro per quanto riguarda l'aspetto tecnico-tattico, per i ruoli dirigenziali non sono tagliato".

Idee concrete, consapevolezza, 'karma' (da aggiustatore o rivitalizzatore di squadre): "Posso dire che a me piace lavorare, poi c'è il destino che ti fa trovare in un posto o in un altro, e io sono felice di essere qui ora".

L'Inter ricomincia da Claudio Ranieri, sperando di raddrizzare "quel campionato che ci sta aspettando, sta a noi ora recuperare il terreno perduto".