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Ranieri: “Sneijder deve essere il condottiero. E sui clan, Moratti e Mourinho…”

Eva A. Provenzano

“Milano è una gran bella città, una città che lavora, mi piace. Parlano del traffico caotico, ma io sono allenato: Roma, Londra, Valencia, Madrid, ho sempre vissuto nelle metropoli”. Parte da qui Claudio Ranieri per raccontare...

"Milano è una gran bella città, una città che lavora, mi piace. Parlano del traffico caotico, ma io sono allenato: Roma, Londra, Valencia, Madrid, ho sempre vissuto nelle metropoli". Parte da qui Claudio Ranieri per raccontare - in un'intervista esclusiva concessa ai microfoni di Antonio Bartolomucci per Mediaset Premium - un cammino, una carriera, un destino che oggi lo ha portato all' Inter.

C'ERA UNA VOLTA - "Ho lasciato Roma giovanissimo - prosegue l'allenatore nerazzurro - ho girato l'Europa e questo mi ha dato moltissimo. Se mi chiedete il motivo dell'affetto immediato dei tifosi nerazzurri nei miei confronti posso solo pensare che sia piaciuto il mio spirito di lavoratore: mi sono messo a testa bassa per sistemare l'Inter. Ho un carattere marcato, dico quello che penso, con il passare degli anni i difetti sono anche peggiorati... Io all'Inter sono arrivato in un momento particolare, ho trovato una squadra sott'acqua, ma anche volontà e senso di appartenza, non ci stavo a sentire dire che questi giocatori erano vecchi e saggi, ero sereno anche nelle sconfitte perchè vedevo come lavoravano".

IL CAPO DEI CLAN - Un gruppo quello nerazzurro che ha accolto Ranieri, lo stesso che oggi sorride sentendo parlare di clan all'interbi perchè "Se i clan sono formati da quei giocatori che arrivano prima all'allenamento e sono gli ultimi ad andare via, allora io sono il capo dei clan... ".

A SCUOLA DA ALLENATORE - Sulla professione dell'allenatore, Ranieri prosegue spiegando che "la bravura del calcio italiano è spiegata anche dai colleghi che lavorano all'estero, la scuola di Coverciano è conosciuta in tutto il mondo e poi c'è l'Università del campionato, se hai fatto bene qui puoi fare bene ovunque".

GLI ITALIANI - Un campionato quello italiano che è spesso etichettato come troppo popolato da calciatori stranieri. Parla anche di questo Ranieri passando in rassegna alcuni nomi: "Gli italiani bravi arrivano - spiega l'allenatore nerazzurro -, i supercampioni si fanno sempre largo, penso a Baggio, Vialli, Totti, Del Piero, Di Natale, decisivo anche per la tranquillità dei compagni che sanno che lui un gol lo farà; Pirlo aveva probabilmente bisogno di cambiare posto e stimoli, la Juventus cercava da tempo un organizzatore. Klose è sempre stato un campione, forse nel Bayern iniziava a giocare meno. Ibrahiomovic ha sempre fatto bene ovunque sia andato".

SNEIJDER - E a proposito di campioni, come non parlarne di uno che cresce proprio nella casa nerazzurra? "Per noi, Sneijder è il nostro fiore all'occhiello, deve darci il 120 per cento, non deve essere uno della rosa, ma il nostro condottiero, quelllo che ci prende per mano e ci porta lontano. Se lo farà anche nel derby per dare la vittoria all'Inter? Non credo che possano esistere favorito nel derby, il derby azzera tutto, bisogna solo prepararlo bene e viverlo meglio in campo".

IL PRESIDENTE E JOSE' - Infine, Ranieri racconta il suo primo incontro con il presidente Massimo Moratti: "L'ho conosciuto nel momento più difficile per la sua squadra, ma l'ho trovato pacato e stimolato, però lo conosco solo da 100 giorni, sono stati intensi, ma ancora pochi. Se ho sentito Mourinho? Ci siamo scritti qualche sms, quando le cose andavano male mi diceva che la squadra sarebbe venuta fuori. Ho detto ai mei calciatori, siamo in forte ritardo, ma io penso sempre al massimo. Se non sei ambizioso non arrivi mai in alto e neppure vicino".