LEGGI ANCHE
No al piano Webuild
—"Le squadre hanno fatto i conti e la convinzione maturata nelle ultime settimane è che una riqualificazione significativa del Meazza, che comunque non darebbe gli stessi benefici di un’arena nuova fiammante, costerebbe troppo in relazione al risultato. Scartata l’idea di rimettere a nuovo la Scala del calcio, potrebbe rimanere sul tavolo quella di un mini-restyling che sia sufficiente ad arrivare con l’abito giusto sia alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi del 2026 sia eventualmente agli Europei del 2032.
"Nel frattempo si porterebbero avanti le altre ipotesi in campo: il Milan vuole andare avanti su San Donato e per questo avrebbe chiesto all’Inter di tornare insieme, puntando su quel cavallo. Del resto a vivere sotto lo stesso tetto si dimezzano le spese e in tempi di magra non è cosa da poco. Sganciarsi dall’idea di doversi fare lo stadio in solitaria fa comodo anche all’Inter, ma ai nerazzurri l’area di San Donato, per spazi e procedure, non piace. Perché dunque non tornare alla casella di partenza? Il progetto di un nuovo stadio da costruire a due passi dalla Scala del calcio, del resto, non è mai stato buttato", continua Repubblica.
Le tre certezze sullo stadio
—"La novità rispetto a quanto si è discusso negli ultimi anni starebbe nella proprietà (o nel diritto di superficie a lunghissimo termine) dell’impianto. La strada è giuridicamente percorribile ( la nuova legge stadi lo permette), resta da capire se lo è ancora economicamente e politicamente. In questo mare di ipotesi, per ora, le certezze sono tre: che i due club hanno abbandonato l’idea di farsi ciascuna il proprio stadio e che sono seriamente interessati alla proprietà del Meazza. Che sul Meazza pende ancora la faccenda del vincolo sul secondo anello, piuttosto complessa da aggirare. Il resto è tutto un tira e molla di trattative", conclude il quotidiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA