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La scelta di puntare su una rosa più ridotta rispetto a quella che poteva avere all’ Inter è stata condivisa dai dirigenti con Spalletti dopo una lunga e articolata serie di valutazioni. Trattenere i giocatori che sono andati via in prestito (per esempio Gabigol o Kondogbia) non avrebbe dato - secondo il club - grandi vantaggi. Magari torneranno rivitalizzati, ma per il presente avrebbero potuto dar poco alla causa. Al di là delle valutazioni di natura tecnica, però, sulle decisioni prese ha influito molto il Fair Play Finanziario che si sta rivelando un’autentica mannaia per la rinascita della società di corso Vittorio Emanuele. In particolar modo - secondo quanto riporta il Corriere dello Sport - il Settlement Agreement, l’unica soluzione attuabile visti i conti disastrati dopo il passaggio di proprietà da Moratti a Thohir, sta limitando i margini d’azione.
Quella in corso è la terza delle quattro stagioni previste dall’accordo firmato con Nyon e l’ Inter deve chiudere il bilancio 2017-18 in parità, al netto delle spese virtuose (quelle sui giovani, sulle infrastrutture...). Impresa non facile perché il management, per raggiungere la parità nel bilancio chiuso lo scorso 30 giugno, ha contabilizzato la vendita pluriennale di alcuni suoi asset (il nome della Pinetina, il training kit, alcuni prodotti elettronici in co-branding per la Cina) e non potrà ripetere certe operazioni. Accordi simili sono allo studio in altre categorie merceologiche e non va escluso che entro giugno qualcosa che faccia lievitare i ricavi possa saltare fuori.
Ciò premesso, l’Inter ha anche un’altra serie di sanzioni accessorie da evitare: per esempio se non vuole vedersi ridotta numericamente la lista Uefaper le coppe europee la spesa per gli stipendi dei calciatori deve ammontare massimo al 60% del fatturato. Ecco perché quest’anno il monte ingaggi è sceso rispetto ai 92 milioni della passata stagione e si è attestato intorno a quota 86. In caso di ricavi inferiori, l’ Inter sarà comunque in regola. Sono stati risparmiati gli stipendi di Jovetic (3,5 milioni), Kondogbia (3,7), Medel (1,9) e Murillo (1,5) oltre a una parte di quello di Gabigol (3). E’ chiaro però che senza i paletti dell’ Uefa, abbinati con le limitazioni del governo di Pechino, allestire una squadra ancora più competitiva e con più alternative sarebbe stato più semplice.
(Fonte: Andrea Ramazzotti, Corriere dello Sport 22/09/17)
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