Walter Sabatini è un dirigente capace ma anche caparbio. Ha lasciato Roma perché si sentiva limitato nel suo spazio manageriale dal presidente Pallotta, lo stesso sembra voler fare all'Inter. Con Suning, che gli aveva affidato la gestione tanto dell'Inter quanto, o soprattutto, del Jiangsu, il rapporto è stato altalenante. Dalla proposta di Capello come allenatore fino alle strategie di mercato, cambiate in corsa per motivi extra-societari (le nuove direttive del governo cinese più ancora del fair play finanziario, già noto) e che hanno portato alla rottura.
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Sabatini-Suning, ultimi mesi complicati. Quella frase su Teixeira sapeva di rottura…
Walter Sabatini ha chiesto la risoluzione del contratto a Suning: problemi di autonomia alla base della scelta
Una rottura legata sia alle strategie interiste ma non solo a quelle: l'ultimo caso, infatti, è scoppiato in relazione al Jiangsu Suning e alla cessione di Alex Teixeira, che si sarebbe dovuto trasferire al Corinthians in prestito. Avallata da Capello (che avrebbe voluto trattenere Moukandjo e che sembra si sia dimesso anche per questo motivo), la cessione ai brasiliani era stata chiusa e sigillata da Walter Sabatini. Ma, all'ultimo momento, Suning si è tirata indietro e ha bloccato il ritorno del trequartista in patria.
"Le possibilità al momento sono pari a zero. Il Corinthians ha lavorato molto, ma i cinesi hanno cambiato idea all'ultimo momento. E questo accade con frequenza",commentò Sabatini lo scorso 26 febbraio. Una frase piuttosto dura, quasi infastidita dinanzi all'ennesimo dietrofront della proprietà cinese, non nuova a queste prese di posizione (prima ancora di comprare l'Inter, Suning aveva preso Luiz Adriano e Guarin per il Jiangsu, salvo poi far saltare entrambi gli affari in dirittura d'arrivo ndr).
Anche all'Inter ci sono state, soprattutto negli ultimi mesi, divergenze di opinioni, con Sabatini (e Ausilio) che spingevano per un mercato di gennaio più aggressivo (con l'eventualità di rientrare delle spese con una cessione pesante prima del 30 giugno in caso di mancata Champions) e Suning decisa a rispettare i paletti del fair play finanziario, limitando gli arrivi ai soli prestiti con diritto, e nessun obbligo, di riscatto.
Una limitata autonomia che mal si sposa con il carattere di Sabatini, abituato a voler scegliere in prima persona le strategie, eventualmente rimettendosi al giudizio della proprietà in caso di fallimento. Ora lo strappo definitivo: resta da vedere cosa deciderà di fare Suning, che comunque ha sempre mostrato di apprezzare Sabatini come dirigente. Cercherà un compromesso o accetterà l'ipotesi di un addio anticipato?
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