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Samaden: “Ecco come scopriamo i nostri giovani. Tutto su Bonazzoli, Manaj e Pinamonti”

Simona Castellano

Il responsabile del settore giovanile dell’Inter, Roberto Samaden, è stato ospite di Inter Nos, trasmissione di Inter Channel. Samaden ha risposto a tutte le domande dei tifosi nerazzurri Queste le sue parole, riassunte da FCINTER1908.IT:...

Il responsabile del settore giovanile dell'Inter, Roberto Samaden, è stato ospite di Inter Nos, trasmissione di Inter Channel. Samaden ha risposto a tutte le domande dei tifosi nerazzurri

Queste le sue parole, riassunte da FCINTER1908.IT:

-Prossimi impegni Primavera? 

Mi aspetto una finale equilibrata, la Juve ha un gruppo forte su cui ha investito comunque, ha vinto il Viareggio. E' una partita difficile, ma troveranno un'Inter agguerrita. Giocare allo Stadium e al Meazza è una bella soddisfazione e spero dia ai ragazzi una grande spinta. Influirà il lavoro di preparazione della partita e come mentalmente le squadre arriveranno dopo il Viareggio. Penso che possa essere un'ulteriore spinta.

-Possibilità di rivedere Bonazzoli con la nostra maglia? 

Questa domanda andrebbe fata a Ausilio. Ovviamente io, come per tutti i ragazzi in giro, mi auguro possa fare come Santon e Biabiany, andando fuori qualche anno, ritornando poi un giorno a casa.Se l'Inter avesse avuto una seconda squadra, l'anno scorso invece di fare diverse partite in Primavera e spezzoni in prima squadra, avrebbe giocato lì la maggior parte delle partite e oggi sarebbe in prima squadra. Diventerà un giocatore di livello, oggi deve ancora fare il suo percorso, deve lavorare, crescere e giocare soprattutto.

-Chi ti ha sorpreso di più degli ultimi arrivati in prima squadra? 

Manaj arriva dallo scouting del settore giovanile. È stato preso da Ausilio, ma per mesi ci abbiamo lavorato noi, in modo che Ausilio avesse gli strumenti giusto. Manaj è stato seguito molto da Vecchi, Bernazzani, poi abbiamo convinto Piero a portare a termine l'operazione. Non è quasi transitato nel settore giovanile nostro, mi ha stupito la sua velocità nell'integrarsi in prima squadra. Ha avuto la fortuna di trovare un allenatore come Mancini che influisce tanto sui giovani, quando ha in mano attaccanti e in un ruolo simile al suo ne intravede qualità. Lo abbiamo visto due giorni soltanto noi.

-Gnoukouri?

Ha fatto un anno completo con noi più o meno, ha dimostrato alla fine dello corso anno di essere pronto per la prima squadra. Ha davanti Medel, Brozovic, Kondogbia, Guarin nella prima parte di stagione. Non è semplice trovare continuità.

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-Giocatori giovani che arrivano dall'estero?

Penso che le difficoltà siano maggiori per un giovane, ma la capacità di adattamento forse è più facile se aiutato nel contesto in cui entra. Nel nostro settore giovanile ci sono delle strategie e degli strumenti che vengono messi in pratica e utilizzati, ad esempio un tutor che può aiutare il giocatore. Sicuramente ci aiuta il campo che è uguale ovunque. Dobbiamo preoccuparci però anche del fuori campo, ma il fattore campo aiuta molto, soprattutto perché aiuta a non pensare alla lontananza e a queste problematiche. Dobbiamo fare in modo - attraverso le iniziative - che facciano la vita che conducono i ragazzi della loro età e non la vita da calciatori.

-Formazione specifica per allenatori e giocatori? 

Importante non limitarsi alla formazione classica, cioè il patentino o la licenza. La formazione è continua, settimanale, quotidiana. Una delle cose più importanti è proprio quella di far uscir ere nostre conoscenze dal nostro settore giovanile e farle arrivare ovunque. Ognuno può mettere qualcosa a servizio del calcio.

-Periodo da allenatore?

Periodo divertente. Allenare il settore giovanile è bello, divertente, ti dà tantissimo dal punto di vista umano. In prima squadra forse non vedi come i giocatori assorbono tutto quello che gli insegni.

-Pinamonti?

Farà strada, ha tanta testa, al di là delle qualità calcistiche. Ha alle spalle una famiglia che gli dà la giusta dimensione del suo impegno attuale.

-Studio?

Alcune famiglie prendono delle decisioni e le assecondiamo, altre volte non le prendono. Bisogna cercare di capire i motivi di un rendimento scolastico non sufficiente. Crescendo ci si gioca anche la qualificazione alle nazionali. Bisogna fare dei sacrifici, è normale, per chi vuole fare entrambe le cose.

-Più grande talento passato nelle giovanili?

Bisogna capire cosa si intende per talento. Si può avere talento in diverse maniere. Tecnicamente parlando mi viene in mente Destro, da quando è arrivato ha dimostrato di avere un talento innato. Balotelli era già in età diversa, aveva 16 anni, Destro 14. Caldirola invece dal punto di vista mentale era un grande talento, è stato capitano perché aveva personalità e carattere e si faceva sentire pur senza aprire bocca.

-Consiglio per i giovani che vogliono diventare giocatori? 

Bisogna sapere che è difficile come tutti i sogni, ma non bisogna ai perderlo, stando ben saldi con i piedi per terra.

-Cosa pensi di Correia?

Ha ottime qualità, è arrivato l'anno corso a gennaio, ha avuto un rallentamento nella sua fase di uscita, probabilmente era già pronto per uscire a fine stagione, si è infortunato nel quarto contro la Lazio, è rientrato, poi si è infortunato e si è operato di nuovo. Abbiamo pensato con Ausilio di tenerlo con noi, farlo ritornare in campo. A gennaio è tornato in campo era è pronto per uscire. Aveva bisogno di restare ancora qui in questi mesi. E' un buon profilo, ha un buon senso del gol, deve migliorare dal punto di vista tattico, imparare a giocare di più per gli altri.

-Pressioni nei giovani? 

Siamo nel 2016 e rispetto a 30 anni fa il genitore ha un ruolo importante nella quotidianità di un ragazzo. Oggi c'è la fila di 20 macchine per andare in trasferta perché al seguito ci sono tutti i parenti. La società deve educare bene non solo i ragazzi, ma anche i genitori, informando le famiglie anche dei pericoli che ci sono in questa attività, arrivando a intervenire anche in maniera dura se i comportamenti non sono consoni.

-E' difficile vedere il talento in un giovane giocatore?

E' difficile, ci vuole talento, esperienza, persone speciali. L'Inter ha la fortuna di avere un gruppo di persone che hanno anni e anni di esperienza. Rusca ha visto Torres giocare a 9 anni nell'Atletico e fa sempre il paragone con questo. Bisogna avere talento e il talento è dato dall'esperienza accumulata negli anni osservando ragazzi.

-Progetto?

Con l'avvento di Moratti si è iniziato a sviluppare un vero e proprio progetto, avendo giocatori che hanno avuto un percorso più lungo.

-Calciatore? 

Ho giocato solo per divertimento. E' sempre stata una passione che mi ha portato a fare questo lavoro poi. Ho partecipato ai camp estivi organizzati dall'Inter, ho partecipato come allenatore e in maniera inaspettata ho ricevuto una telefonata dell'Inter che mi proponeva di entrare al posto di Benito Lorenzi. Ho iniziato con gli Esordienti B, anno '79.

-Idolo? 

Il mio idolo è Nicola Berti come giocatore.

-Bilancio Viareggio?

Estremamente positivo esclusi i primi minuti di Palermo. Abbiamo affrontato il Torneo senza cinque nazionali,d anno spazio a cinque giovani che hanno avuto la possibilità di mettersi in mostra. Facciamo fatica a spiegare quei minuti, ci avrebbe fatto piacere giocare la finale contro la Juventus. Il torneo si gioca in un periodo in cui il clima è meno rigido, i campi migliori e questo ha portato benefici al gioco. I ragazzi arrivavano alla semifinale, prima, che non stavano in piedi praticamente.

-Rimpianti per un giovane talento?

Sicuramente tanti ragazzi hanno avuto problemi fisici. Mi viene in mente Tremolada, ragazzo del '91, fa parte dei ragazzi che hanno rappresentato una fortuna per la nostra società come Destro, Obi, Santon. Luca Tremolada ha sempre avuto tanto talento, ma non è riuscito ad esprimerlo nel calcio dei grandi, ma è ancora in tempo. L'altro è Laribi, da noi è uscito per andare a giocare all'estero. Oggi gioca in serie A, non è un rimpianto, forse lo è perché non è un giocatore dell'Inter. Siamo legati ancora a lui e siamo felici di vederlo sui campi di serie A.

-Percorso di selezione di un giocatore?

Il più immediato riguarda i bambini che vengono guardati sui campi della più remota provincia. Poi dai 16 anni ci si affaccia all'Europa, abbiamo lo scouting estero che funziona bene e quindi si va a completare magari con questi ragazzi che provengono da altri paesi, come Bakayoko ad esempio. Quando mi chiedono la caratteristica del nostro settore giovanile credo sia proprio questa, il lavoro sul campo non si può inventare. Abbiamo un lavoro di scouting legato a partner tecnici (le vecchie società affiliate) che ci permette non di avere i classici osservatori vecchio stampo, ma allenatori che fanno anche da osservatori. E in questo caso ad esempio come Santon riusciamo ad avere dei giovani anche per otto, dieci anni.

-Il tuo ruolo?

Penso di aver avuto una grande fortuna: cioè essere in una società che ha saputo valorizzare i giovani, così come tante figure come la mia, quella di Ausilio. Il merito è di Moratti  anche di Thohir, vedo linea di continuità in questo. Ho avuto anche la fortuna che nel 2006 l'attuale direttore sportivo dell'Inter mi ha spinto ad abbandonare i campi da gioco per intraprendere una strada importante nel settore giovanile.

-Radu, Baldini, Popa e Gyamfi pronti pe ala prima squadra? 

Sono tra i più vecchi per militanza ed età, potranno magari essere scelti dal mister.

-Perché molti giocatori della Primavera trovano poco spazio in Serie B?

All'inizio dell'anno su 200 giocatori solo 8 hanno trovato spazio in generale, Yao era titolare. Poi anche Rocca, Camara, Puscas hanno iniziato a trovare più spazio nella seconda parte di stagione. C'è tanta distanza tra l'esperienza di un campionato primavera e quella della prima squadra.

-Seconde squadre o squadra B?

Il salto tra attore giovanile e prima squadra è un salto importante, soprattutto se si tratta di grandi squadre. Mia auguro che velocemente si possa iniziare con il progetto delle seconde squadre e che venga anche riformato il campionato primavera, aumentando la qualità e creando un ponte tra settore giovanile e prima squadra. Si continuerebbe a giocare su campi del settore giovanile, con l'obbligo come in Inghilterra di giocare tre volte su campo della prima squadra. L'idea sul tavolo dei presidenti è quella di avere un campionato che con promozione e retrocessione possa permettere anche a una squadra di Lega Pro di giocare per vincere un campionato. I maggiori campionati europei dimostrano che la seconda squadra è una buona cosa. Darebbe la possibilità ai giovani di iniziare il confronto con i grandi in maniera graduale. Un nuovo campionato primavera potrebbe costare 30-40 mln all'anno in più.

-Quali giovani saranno aggregati alla prima squadra? 

La domanda andrebbe fatta ad Ausilio o Mancini. Il compito nostro, del gruppo di lavoro, è quello di mettere a disposizione della prima squadra un gruppo valutato in base alle esigenze. Non è detto che basti valutare le qualità, è importante capire il momento, nella Primavera ci sono giocatori più vecchi che possono essere quelli più pronti, come Radu, Miangue, Della Giovanna, magari anche Pinamonti, il più giovane, ma che potrebbe fare il salto. Per me sono tutti da prima squadra, li abbiamo cresciuti, seguiti, tra questi nomi comunque può esserci chi si aggregherà alla prima squadra. Non è detto poi che chi pensiamo sia più pronto il realtà non lo sia, spesso sotto traccia alcuni ragazzi hanno dimostrato di essere pronti.

-Allenatore? 

Ho smesso nel 2006 come allenatore, i '93 erano il mio gruppo. Ho avuto Crisetig, Pecorini, quel gruppo che poi completato con Duncan e altri ha vinto scudetto Next Gen.

(Fonte: Inter Chanel)