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Samuel: “Milito mi voleva al Racing. Pioli? Gli chiesi subito una cosa. In futuro…”
Dopo il ritiro - "La cosa positiva è che ho iniziato a lavorare fin da subito, quindi non ho sofferto il ritiro, non ho nostalgia per niente, a differenza di altri che l'hanno avuta. Non pensavo di farlo così in fretta. Mi sono ritirato a metà del 2016 e sono andato in vacanza con la famiglia, lo avevo promesso. Siamo andati in California per visitarla e poi a Firmat, nella mia città e a Rosario, la città di mia moglie. La mia idea poi era quella di andare a vivere in Italia perché i miei figli si sono adattati in tutto in quel Paese e nel mese di settembre ho iniziato il lavoro di scouting per l'Inter, seguendo giocatori per la prima squadra".
Cercavi difensori?"Difensori, ma anche se vedevo altro passavo le informazioni. Sono stato a vedere le partite di Serie A, della Seleccion U21 in Olanda, Germania e Austria, del Siviglia di Sampaoli, che adesso ha come aiutante Scaloni. Ho viaggiato con un altro signore che lavora in un club e mi ha dato cose differenti. Ho visto allenamenti, ho parlato con allenatori, e mi è veramente piaciuto, è un modo di apprendimento ed è parte di questa professione".
Come sei arrivato a lavorare per la prima squadra dell'Inter?"Sono stato un mese a svolgere il lavoro di scouting e quando andò via De Boer arrivò Pioli. Lui venne a sapere che lavoravo per il club e decise di inserirmi nel gruppo. Non ci conoscevamo di persona, ho solo giocato contro le squadre che allenava. Quando ci siamo incontrati gli chiesi se la decisione fosse stata presa da lui e mi rispose di sì. Mi presi qualche giorno per decidere, dopo 20 anni di calcio volevo un po' di tranquillità ma analizzando la cosa accettai dato che si trattava di un'occasione irrinunciabile. In quel momento la squadra non passava un bel periodo ma aveva un buon gruppo e mi interessava farne parte. Mi sono inserito poco a poco, un po' mi vergognavo visto che ancora ci sono miei ex compagni ma per fortuna le cose hanno iniziato a girare bene."
Ti siedi in panchina?"No, vado in tribuna con altri due ragazzi che portano i loro computer e le macchine fotografiche. Scattiamo foto, prendiamo appunti e poi scendiamo negli spogliatoi per parlare con l'allenatore a fine primo tempo. Dall'alto si ha un'altra visuale. Segnaliamo ciò che va bene e ciò che va male, è una pratica sempre più comune. Al Basilea, Paulo Sousa ci mostrava le immagini a fine primo tempo e ci diceva cosa modificare nella ripresa."
Qual è il tuo ruolo? Lavori solo con i difensori?"No no, facciamo tutto. Prepariamo l'allenamento del giorno, vediamo i video della squadra, mi metto a far svolgere qualche esercizio, sono esercizi intensi. Si passa dalla teoria alla pratica, in questo senso è molto bello lavorare con un allenatore esperto come Pioli. A me non piace stare giusto per stare, mi piace partecipare e che mi venga chiesta un'opinione. Osservo come si preparano le partite, le cose che si fanno per tenere unito il gruppo"
Prendi tutto questo come un primo passo verso un futuro da tecnico?
"La mia idea è questa, si vedrà vivendo, vorrei provare qualche volta. Attenzione, ho notato che non è facile stare davanti a un gruppo. In più quando non ci sono personalità e determinazione..."
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