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Inter, i segreti dell’evoluzione di Hakimi. “E un gesto chiaro di Conte spiega tutto”

Marco Astori

Il marocchino è cresciuto esponenzialmente sotto la guida di Antonio Conte: ma ora vuole tornare al gol, che gli manca da Roma-Inter

E' da diverso tempo che Achraf Hakimi, uno degli uomini chiave dell'Inter, non figura sul tabellino dei marcatori. Involuzione? No, semplicemente più alternative per i nerazzurri. Spiega infatti il Corriere dello Sport: "Lex-Real si è rivelato utilissimo con la sua abilità a sfondare le linee avversarie e anche a concludere in prima persona. Ora che hanno ritrovato la vena abituale, probabilmente in zona-gol c’è meno bisogno dell’ex-Real. Peraltro, si può essere decisivi anche senza fare l’ultimo passaggio. Nel derby, ad esempio, è bastato uno sprint per far saltare tutto l’impianto rossonero, poi, portato il pallone al limite dell’area avversaria, ci hanno pensato Eriksen, Perisic e Lautaro a completare il lavoro per il 2-0 che ha chiuso i giochi.

Peraltro, da qualche settimana ormai, l’Inter non pende più a destra. Con l’inserimento in pianta stabile di Perisic a sinistra, infatti, la manovra si può sviluppare su entrambe le corsie. Significa che ad Hakimi arrivano meno palloni rispetto a qualche partita fa. Fermo restando che l’asse con Barella resta uno dei punti di forza del meccanismo creato da Conte. Quei due sanno muoversi in perfetta sincronia: quando l’azzurro si allarga, il marocchino si accentra, non perdendo nulla della sua pericolosità, visto che sa calciare perfettamente anche di sinistro. Non a caso, 4 dei suoi 6 gol li ha firmati con il piede mancino".

I numeri restano comunque dalla parte del marocchino, che gode della fiducia di Antonio Conte: "Con quei 6 centri, Hakimi resta la terza punta, il terzo goleador dell’Inter, alle spalle ovviamente di Lukaku e Lautaro. Attenzione, però, perché sta risalendo Sanchez, arrivato a quota 5. Un motivo in più per tornare ad esultare. Considerando il solo campionato, l’ex-Real ha già fatto meglio rispetto all’ultimo anno con il Borussia Dortmund. Considerando pure la Champions, però, chiuse quell’annata con ben 9 reti. Può ancora farcela. Ma la vera differenza con il passato è che, sbarcando in Italia e lavorando con Conte, Hakimi ha arricchito il suo bagaglio di conoscenze e di capacità che non aveva.

L’attenzione tattica, l’applicazione in fase di non possesso non erano certo tra le sue peculiarità. Tanto che, ad un certo punto, ha cominciato a fare dentro e fuori dalla panchina. Adesso, non se ne parla nemmeno. E la sua crescita nell’attenzione è stata certificata dall’ormai famoso “abbraccio” di Conte nel finale del match di Parma, quando, con la pressione, ha costretto un avversario a far sfilare il pallone oltre la linea laterale. Si è trattato quasi di un tributo - «Bravo, bravo», gli ha gridato in faccia -, poi confermato anche a parole davanti alle telecamere", conclude il quotidiano.