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Skriniar: “Mi tatuo lo scudetto. Con Conte non è più ‘Pazza Inter’. Critiche? Conta vincere”

Alessandro De Felice

L'intervista rilasciata ai microfoni del quotidiano sportivo Tuttosport dal difensore slovacco dell'Inter Milan Skriniar

"È un campionato molto più equilibrato rispetto agli ultimi. Siamo contenti di essere primi, ora però dobbiamo restarci fino alla fine". Milan Skriniar, difensore dell'Inter e match-winner della sfida contro l'Atalanta di lunedì, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Tuttosport.

Dica la verità, per un difensore dà più soddisfazione segnarlo un gol oppure salvarlo?

"Normalmente salvarli perché è il mio mestiere. Però, prima di segnare al Verona, non facevo gol da tantissimo tempo (ovvero dal 24 febbraio 2018, nel 2-0 al Benevento) e poi, dopo quello, ne sono arrivati altri due. E quando arrivano tutti questi gol, beh devo ammettere che c’è una bella soddisfazione".

Come si gestisce la pressione che comporta fare corsa di testa?

"È un argomento di cui parliamo molto in allenamento e credo che finora siamo stati bravi a capire come, in questa fase del campionato, siano i dettagli a spostare gli equilibri".

Brucia ancora l’eliminazione dalla Champions?

"Bruciava tanto, però ormai è passata. Purtroppo ci è rimasto un solo obiettivo, ma è un grande obiettivo".

Questa Juve arrabbiata può essere un problema in più?

"Non penso, perché credo che anche finora avessero fatto di tutto per provare a vincere le partite, quindi non credo cambi molto. Noi piuttosto dobbiamo essere concentrati sui nostri obiettivi e pensare sempre ad alzare il livello".

Dopo il ko con il Real vi siete parlati, avete cambiato modo di giocare e avete incassato solo 12 gol in 18 partite. Cosa è scattato?

"Questa non è più la Pazza Inter, ma l’Inter di Conte: lui ha cambiato un po’ di cose, ha fatto sì che avessimo più equilibrio in campo, che tutti pensassero a difendere e fossero applicati nella costruzione dal basso. E poi utilizziamo ogni partita per imparare in vista di quella successiva".

È solo una sensazione, ma in campo vi parlate di più?

"Sì è vero, anche su questo Conte ha molto insistito: “In campo ci siete voi e dovete parlare voi”. Anche su questo credo stiamo migliorando".

Dopo la vittoria sull’Atalanta siete anche stati criticati per aver lasciato il gioco in mano agli avversari: cosa risponde?

"In campionato è importante portare a casa i punti, possibilmente tre. E le partite vanno giocate con la testa. Poi sicuramente il nostro gioco non piacerà a tutti però, in questo momento, conta vincere. Vanno fatti i punti, anche giocando meno bene".

Come si riesce a tener fuori dal campo tutte le preoccupazioni legate a quanto sta accadendo in società?

"Queste cose passano sopra di noi e non possiamo gestirle. Noi dobbiamo piuttosto pensare a fare bene sul campo, in allenamento e in partita e portare a casa i risultati".

Con Conte sono invece cambiati un po’ gli orizzonti...

"Con la linea a cinque non avevo mai giocato e, all’inizio, ho avuto un po’ di difficoltà. Lui però è bravissimo nel far capire bene cosa chiede ai giocatori e questo, ogni giorno, ti migliora. Se oggi sono un difensore completo, è grande merito suo".

Com’è da marcare Lukaku in allenamento?

"Difficile... come per i nostri avversari in partita. Quando te lo trovi davanti, hai due problemi perché è grosso, potente ed è pure veloce. È difficile trovare in giro centravanti che abbinino queste due caratteristiche".

L’avversario che le ha creato più problemi?

"Il primo anno alla Samp ho sofferto tantissimo Dzeko e pure Mauro (Icardi, ndr) perché in area ti fa sempre gol".

Questa estate alle finali di Europa League lei ha giocato solo sei minuti. Come ha vissuto l’idea di aver perso il posto?

"Sicuramente uno, quando non gioca, non è contento. Però, quando mi è capitato di star fuori, sapevo bene pure il perché, ovvero che avevo tanti difetti nel difendere a tre".

In quelle settimane si è pure parlato di un interessamento da parte del Tottenham...

"Non ero contentissimo perché non giocavo, però volevo comunque stare all’Inter. E, grazie al lavoro, mi sono ripreso il posto".

Lukaku aveva detto che il mancato adattamento di Eriksen era dovuto anche a un problema di lingua. Visto che ci è passato pure lei, quanto è importante in campo comunicare subito in italiano?

"È importante ed è una questione di rispetto per il paese dove sei. Io la prima intervista in lingua l’ho fatta dopo sette mesi, anche se non è andata benissimo... L’italiano d’altronde non è una lingua semplice da imparare, ma è giusto farlo e farlo il prima possibile. Per quanto riguarda Christian, tutti sapevamo che lui era un buonissimo giocatore e probabilmente, come d’altronde è accaduto a me, gli serviva solo un po’ di tempo per capire il ruolo che doveva ricoprire e il campionato in cui si trovava. Ora è cresciuto tanto e ci può dare una grande mano".

Skriniar, se l’Inter vince lo scudetto, lei cosa fa?

"Me lo tatuo sulla pelle".

Sul petto?

"No, lì ce ne ho già uno... Però, dovesse accadere, sarebbe un momento da ricordare per sempre. In Slovacchia, allo Zilina, ho vinto un campionato, ma a questi livelli sarebbe la mia prima volta. Per questo, ora che siamo lì davanti a tutti, dobbiamo solo pensare a sbagliare il meno possibile".