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L’Inter ha cambiato tanto, non era scontato questo impatto.
—«Non sono stupito perché c’era una struttura solida, ma il resto è merito di un allenatore bravissimo e preparato come Simone Inzaghi: è vero che sono andati via giocatori che hanno fatto la storia del club, ma la società ha scelto con attenzione. Ha trovato un bell’equilibrio di vecchi e giovani».
Quello più in vetrina è al momento Thuram: dove può arrivare il nuovo centravanti?
—«Ha grande talento come il padre ma in un altro ruolo. E poi era già chiaro che un ragazzo capace di giocare con quella personalità una finale del Mondiale sarebbe stato pronto per stare all’Inter da protagonista, senza paura. Ho visto che nel derby ha calciato un missile all’incrocio: certi colpi li hanno solo i grandi giocatori. E con vicino questo Lautaro, con una squadra che gioca così bene attorno, può solo crescere».
Lei dice sempre che è a centrocampo che si fa la differenza: in mezzo l’Inter dà il meglio di sé?
—«Ha tanta varietà, è vero. Ha giocatori di grandissima tecnica e intelligenza come Calhanoglu e Mkhitaryan, ma pure il dinamismo di Barella. Poi sta arrivando Frattesi, un altro grande colpo. Ma con quanta energia è entrato nel derby? Sul gol si è buttato dentro come una freccia. So che prima aveva pure segnato una doppietta con l’Italia. Pure Asllani cresce bene e ha grande prospettiva. E non dimenticatevi di Klaassen, che all’Ajax e nella nostra nazionale è stato sempre decisivo. Tra l’altro, mi piace che la mia Inter abbia aggiunto un altro olandese: più siamo, meglio è».
E anche gli altri due connazionali sono partiti alla grande, soprattutto Dumfries.
—«Denzel sta esplodendo e il merito è proprio di questi anni italiani: ora è un esterno completo, un pericolo per le difese avversarie e una sicurezza quando scala dietro. Basti vedere quanti assist ha appena fatto con l’Olanda e come ha dominato la fascia col Milan. Su De Vrij mai avuti dubbi: ha rinnovato il contratto e Inzaghi, che lo conosce bene, sa che può sempre contare sul suo soldato».
Contro la Real Sociedad in trasferta inizia la Champions in cui l’Inter è vicecampione in carica: intanto, cosa pensa del girone?
—«L’errore che non deve fare, e sono sicuro che non farà, è sottovalutare gli avversari. L’anno scorso la squadra si è motivata giocando in un girone difficilissimo, quest’anno ne ha uno più morbido solo in apparenza perché la Champions è sempre difficilissima. Lo so per esperienza, non c’è un campo in cui vinci fischiettando».
Ma per lei l’Inter può ripetere la cavalcata incredibile dell’anno passato?
—«Perché no? Nessuno sarà mai contento di affrontare questa squadra.... Anche perché nelle grandi notti Inzaghi si esalta davvero. Una cosa per me è sempre stata chiara ed è quello che più conta: nessuno pensi che il risultato dell’anno scorso sia stato un caso. Non è così, è figlio del lavoro di tutti. Andare così avanti in Champions è sempre complicato perché ci sono tante variabili imprevedibili, ma se raggiungi la finale può succedere di tutto. A quel punto contano alcuni dettagli e anche un po’ di fortuna. A Istanbul lo abbiamo visto, la differenza tra vittoria e sconfitta può diventare davvero sottile».
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