Inzaghi le ha chiesto molto lavoro coi piedi?
“Sì. Ma ci vuole un po’ di tempo per affinare la costruzione da dietro: nel Bayern non ho fatto in tempo, ma qui dopo qualche mese le cose erano già a posto”.
Pavard-Acerbi-Bastoni: ci sono tante altre difese meglio di questa in Europa?
"Di sicuro è una delle migliori. Ed è straordinario avere difensori così davanti a me che lottano come dei pazzi per proteggere la porta. Ma è tutto il lavoro di squadra che è fondamentale".
Con 18 partite senza subire gol può ancora superare il record di Buffon a 21. Ci punta?
“Gigi è sempre stato il mio idolo quando ero giovane. È una leggenda e sarebbe un grande risultato anche eguagliarlo. Ci proviamo come squadra, perché non sarebbe un record solo del portiere”.
A 35 anni sente di essere migliorato in qualcosa?
“Ci sono ancora un sacco di cose in cui posso migliorare. Qui ho trovato due allenatori dei portieri bravissimi, che mi hanno insegnato qualcosa di diverso sia per la gestione del ruolo nel calcio italiano, sia a livello tecnico come i passi e i movimenti da fare per essere ancora più veloci e esplosivi”.
La prestazione di Napoli e il rigore parato a Firenze sono i momenti top della sua stagione?
“Sono stati due snodi importanti, sono d’accordo”.
Lei giocava con Thuram: pochi pensavano che Marcus avesse questo impatto.
“Magari in Bundesliga non era così costante, ma sapevo che era un grande giocatore e poteva ancora crescere molto accanto a compagni così forti. Ha portato tanto alla squadra e sono felicissimo per lui”.
Se arriverà un portiere più giovane come Bento, è pronto a giocarsi il posto?
“Non so cosa succederà, non ho ancora parlato col club e non so se l’idea sia davvero questa. Alla fine deciderà la società e ne parleremo”.
Quanto forte è il rimpianto per la Champions?
“È stato un grande dispiacere uscire così, ma abbiamo imparato una volta di più quanto contano i piccoli dettagli. E proveremo a fare meglio il prossimo anno”.
Sergio Ramos, Mbappé, Jorginho, Gonzalez, Saul: lei ha una reputazione di para rigori. Ma con Calhanoglu come se la cava?
“È molto difficile con lui, perché sai sempre dove calcia, ma ha un tiro fortissimo. Mi sembra che in allenamento abbia tirato solo una volta contro di me, facendo gol: ci riproverò, questo è sicuro”.
E il lavoro con il suo mental coach?
“Dagli inizi della mia carriera: da giovane devi imparare a convivere con gli errori e coi successi. E ancora oggi lavoriamo molto sulla preparazione delle partite e parliamo anche di quello che conta nella vita privata per rendere al meglio come atleta. Un confronto continuo”.
In carriera ha dovuto lottare spesso contro i pregiudizi sulla sua altezza ‘normale' (183 cm). Sente di essere un modello per i giovani portieri per il modo in cui ha compensato i centimetri mancanti?
“Ricevo diversi messaggi da altri portieri non così alti, che mi ritengono un’ispirazione. Spero di essere un modello per loro, perché è importante che i club diano più chance a chi magari è meno alto ma ha altre qualità: noi dobbiamo curare benissimo lo stacco da terra, il balzo, il timing, l’esplosività, il posizionamento”.
Sommer svela i suoi segreti:
“Il the matcha, una bevanda giapponese. Mi dà la spinta per l’allenamento al mattino e mi fa sentire meglio e la meditazione. Ha un ruolo molto importante nella mia carriera. Un portiere è sottoposto a una pressione davvero elevata e la meditazione mi libera completamente da tutto questo: per me significa tornare all’essenza di me stesso per qualche minuto, senza rumori di fondo. Sono da solo coi miei pensieri: è una cosa fondamentale”.
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