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Sommer: “Lavoro con un mental coach. Per vincere serve una squadra unita. Ho un difetto”

Sommer: “Lavoro con un mental coach. Per vincere serve una squadra unita. Ho un difetto” - immagine 1
Yann Sommer, nuovo portiere dell'Inter, si è raccontato a tutto tondo anche al di fuori del calcio. Ecco le sue parole
Marco Macca Redattore 

Protagonista di "New Brothers", il nuovo format di Inter TV all'interno del quale i nuovi volti nerazzurri si raccontano attraverso interviste esclusive, Yann Sommer, nuovo portiere dell'Inter, si è raccontato a tutto tondo anche al di fuori del calcio. Ecco le sue parole:

Sommer: “Lavoro con un mental coach. Per vincere serve una squadra unita. Ho un difetto”- immagine 2

A quanti anni hai iniziato a giocare a calcio? Hai praticato anche altri sport?

—  

Ho iniziato a giocare quando avevo quattro anni e no, ho sempre giocato a calcio.

Se non fossi stato un calciatore, cosa avresti fatto?

—  

E' una domanda difficile, perché ho sempre voluto fare il calciatore. Ho sempre giocato come portiere fin dal mio primo allenamento e volevo solo giocare in porta.


C'è stato un giocatore per te fonte di ispirazione?

—  

Ci sono tanti grandi portieri. Penso per esempio a Casillas o van der Sar. Anche mio padre e mio zio giocavano in porta. E' una questione di famiglia.

Qual è stato il primo regalo ricevuto inerente al mondo del calcio?

—  

Ovviamente dei guanti, me li hanno regalati i miei genitori.

Ci sono stati momenti difficili nella tua carriera?

—  

Ci sono sempre momenti difficili nella vita di un calciatore. Da anni, ormai, lavoro con un mental coach, mi aiuta in certi momenti ed è importante parlare con qualcuno quando le cose non vanno. Aiuta a sentirsi meglio.

Quando è importante il sostegno della tua famiglia e delle tue figlie?

—  

Sono di grande aiuto. Quando torno a casa, vivo un mondo diverso. Da Yann il portiere divento Yann il papà, e questo è molto importante per me.

Sommer: “Lavoro con un mental coach. Per vincere serve una squadra unita. Ho un difetto”- immagine 3

Qual è l'insegnamento più grande che hai ricevuto e chi te lo ha dato?

—  

I migliori insegnamenti si ricevono con le esperienze. Impariamo sempre qualcosa. Ma le lezioni più importanti me le hanno date i miei genitori.

Hai diverse passioni oltre al calcio. A quale cerchi di dedicare più tempo?

—  

Ovviamente all'essere papà. Adesso ho meno tempo, ma mi piace fare musica e cucinare. Qualsiasi cosa che non sia calcio, insomma.

Un tuo pregio e un tuo difetto.

—  

Cerco sempre di essere felice e tranquillo. Difetto? Certe volte penso troppo.

Quanto è importante per te la vita da spogliatoio?

—  

"Molto, deve esserci un buon ambiente e una buona intesa. Se si vuole avere successo bisogna essere una squadra unita".

Nel calcio conta di più il talento o la determinazione?

—  

"Sicuramente la determinazione. Serve un po' di talento, certo, ma ho incontrato tanti giocatori nella mia carriera che magari avevano meno talento ma che ci hanno messo duro lavoro e molta passione, senza mai arrendersi. E hanno raggiunto i massimi livelli. Quindi ci vuole molta determinazione".

(Fonte: Inter TV)

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