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La partita di ieri sera a Bologna ha smascherato gran parte delle lacune dell'Inter di Luciano Spalletti. Prosegue senza sosta il lavoro del tecnico toscano, che se da un lato può sorridere per aver registrato diversi meccanismi in un lasso di tempo molto ridotto (soprattutto in fase difensiva), dall'altro però è costretto a fare i conti con le difficoltà dalla metà campo in su, fardello che la squadra porta con sé ormai da troppo tempo, prontamente occultati da una serie di prodigiose giocate individuali che nelle prime giornate di questo campionato ha portato comunque ad 11 gol.
Una delle cause della zoppia nerazzurra è sicuramente il rendimento non esaltante di Joao Mario, partito con le migliori intenzioni per provare a far ricredere anche i più scettici dopo l'altalenante stagione vissuta con de Boer e Pioli, ma finora non sempre all'altezza della responsabilità che Spalletti gli ha affidato. Ai nerazzurri serve l'uomo che accenda la luce ed indichi la via da seguire quando gli avversari tendono a chiudersi nella loro trequarti o quando, grazie magari ad una condizione fisica migliore, riescono a coprire meglio il campo e con grande aggressività (come accaduto ieri al Dall'Ara) si presentano in costante raddoppio sul portatore di palla. Un lampo per creare superiorità numerica e trovare spazio per far male. Nulla che un numero 10 non dovrebbe avere già nel DNA, ma che il portoghese fatica a mettere in pratica. Sul motivo si sta interrogando in queste ore tutto il popolo nerazzurro e noi di Fcinter1908.it vogliamo dare la possibilità anche ai nostri lettori di esprimersi in merito:
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