La stretta del governo cinesi sui capitali all'estero è realtà e non finzione. Lo sottolinea il Sout China Morning Post, che torna a parlare anche del reportage della CCTV, la tv di stato cinese, sui grandi investimenti esteri, con l'ormai famosa ventilata ipotesi di riciclaggio da parte di un membro di un think tank governativo. Un'ipotesi non strettamente legata a Suning, come chiarito dallo stesso economista, che ha minacciato di querela chiunque accosti la sua analisi di "acquisizioni all'estero per riciclaggio di denaro" con il nome dell'azienda proprietaria dell'Inter.
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South China Morning Post – Suning, nessun riciclaggio. Ma il governo l’ha avvertita: no spese pazze
Il governo cinese è preoccupato che gli investimenti all'estero superino quelli interni
Anche il South China Morning Postesclude che quel reportage contenesse accuse nei confronti di Suning: "La preoccupazione del governo riguardo le spese irrazionali riguarda il flusso di valuta in uscita dalla Cina, che rischia di essere superiore a quello interno. In questo rientrano sicuramente le spese nel calcio europeo, considerate economicamente non produttive. Ho parlato con molte persone - scrive il giornalista Simon Chadwick - in Cina riguardo Suning e nessuno è sembrato a conoscenza di un'eventuale irritazione del governo nei confronti della stessa Suning. Si è parlato di riciclaggio, il che implica un'attività illegale, ma gli esperti cinesi sono certi che non ci sia alcun riferimento all'illegalità, quanto invece una questione politica dietro tutta questa situazione. Suning è una società rispettabile ma la sua incursione nel mondo dello sport l'ha messa al centro di nuove sfide finanziarie. Il termine 'riciclaggio', quindi, è sembrato molto più un avvertimento del governo ad essere più disciplinata dal punto di vista finanziario che una minaccia di una possibile indagine dell'Interpol. Di fatto il governo ha invitato Suning ad agire responsabilmente dal punto di vista degli investimenti o affrontare le conseguenze", si legge sul quotidiano.
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