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Una vittoria che ci ha messo un po' ad arrivare ed è servito un rigore per sbloccare la partita. Una vittoria sofferta, ma voluta, per dare un segnale di reazione dopo la sconfitta con la Juventus e l'eliminazione in Champions League. Luciano Spalletti e l'Inter ripartono dai tre punti con l'Udinese e sperano di chiudere il 2018 nel migliore dei modi per buttarsi alle spalle un momento delicato che ha portato a galla polemiche e malumori. Come una liberazione il gol di Maurito ed è arrivato dopo azioni che avevano fatto pensare ad una gara stregata. San Siro è esploso, vuol dire che è vivo e crede. Come sempre. Alla fine della gara con i friulani, l'allenatore nerazzurro è arrivato nella sala stampa del Meazza e ha analizzato la gara con i giornalisti presenti. C'eravamo anche noi di FCINTER1908.IT e vi riportiamo le parole del mister:
-In avanti ci si è un po' illusi che erano arrivati tanti gol da giocatori diversi?
Sì, è vero. Per andare a completare, ma è un discorso che si acchiappa in discorsi differenti, il centrocampista che arriva al limite dell'area deve calciare e fare male e quello è un vantaggio in più. Sono capitate due palle a Borja Valero questa sera, ma anche Joao Mario può farlo. Nainggolan ha queste qualità, ma ce le hanno anche altri. Il contesto ti fa essere meno tranquillo. Ci sono anche diversità di carattere, Borja e Joao sono due giocatori equilibrati che non hanno ferocia nel tirare, c'è sempre il fatto di essere un po' leggeri ma efficaci. Stasera non è stata una gara d'equilibrio, è stata vinta in maniera netta, ma se non si fanno quei gol, gli si concede delle azioni, poi ognuno interpreta come vuole. Quando si viene da un'eliminazione come quella c'è il rischio che i giocatori scendano in campo e la reazione non sia immediata e si perde ordine. Loro erano messi bene in campo e hanno forza, hanno qualità diverse dalle nostre e abbiamo scelto di fare possesso e stare comunque in equilibrio. Ci abbiamo perso dei punti quando non siamo stati ordinati: l'Inter ha fatto una buonissima partita, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, dove il risultato lo porti a casa con l'addizione delle cose piccole. Andava fatto questo ed è stato fatto.
-Cosa è successo con Handanovic?
Si è riusciti a prendere tutto, ma con Handa è successo che i compagni non gli hanno detto niente e può rimettere in gioco per andare a prendere il vantaggio.
-Stasera di Icardi impressiona che ha toccato 45 palloni. E' una statistica diversa rispetto al passato: trasformazione frutto del lavoro sul campo e di quello psicologico?
Chiaro che poi quel gesto lì, quei numeri lì che hanno i calciatori, i goleador, che arrivano in fondo e sono sempre a lottarsi la classifica dei cannonieri e vengono attratti da quei numeri lì. Pensano a fare comportamenti che gli danno qualcosa in più rispetto a quello che serve alla classifica personale. Nelle ultime due partite ha dimostrato di essere completo e di essere un top player per top squadre. Rimette a posto tutto con questo comportamento: noi abbiamo portato la palla in area di rigore con il contributo che è venuto da palla in uscita del terzino destro e l'ha fatta scorrere da Keita e Perisic, gli ha dato seguito con un passaggio trasverso. Così diventa un calciatore completo e ne trae beneficio lui stesso. E' migliorato, è un calciatore che è migliorato anche nella resistenza, non aspetta, va a pressare come oggi e può fare i metri che poi toglie di fatica alla squadra e che fa in modo che la squadra gli restituisca palla.
-L'ingresso di Lautaro ha sistemato le cose come?
Secondo me abbiamo retto bene la difficoltà che si è creata da un punto di vista di timidezza. Abbiamo iniziato timidi i passaggi che non arrivavano mai a destinazione, facevamo cose semplici, un controllo e ti do palla che muoiono a metà strada. E' mancata la qualità di far circolare la palla corretta, funziona così. Può succedere che ci si abbassi un po': abbiamo pensato che la vittoria fosse importante, la vittoria davanti a tutto e metti Lautaro perché si spera che la squadra capisca il segnale che si deve attaccare e così è voler riprendere il senso della partita. Lui ha quella forza lì, lotta le palle mezze e mezze, ha qualità della palla addosso, ha forza, cerca il contatto fisico, lui si sente forte in questo. Poi però quando la squadra ha perso il pallone eravamo scoperti e loro giocavano con palla sul quinto di destra, scarico e palla sul quinto di sinistra. Con Perisic ci siamo rimessi a posto e siamo stati nelle condizioni di controllare e di fare qualche disimpegno, ma dobbiamo farlo meglio. Non c'era possibilità di prenderci lo svantaggio, tranne se non faccio un errore singolo perché tatticamente eravamo equilibrati.
-Qual è il suo obiettivo da qui alla fine della stagione e quale deve essere quello dell'Inter e se ci può essere una svolta di modulo dovendo rimandare tanti punti...
Con Marotta ce l'avete dura, siamo amici da tantissimo tempo. Siamo amici dai tempi del Venezia di Zamparini, siamo stati in perfetta sintonia in ruoli diversi, già lì mi ha insegnato tanto e molte cose me le ha insegnate ieri. c'è da prendere per tutto del suo trascorso, ce l'avete durissima, ma potete tentare. Per quanto riguarda il mio comportamento quando sono qui difendo l'Inter, l'obiettivo mio sono i risultati e difendere l'Inter e i tifosi dell'Inter devono difendere l'Inter. Non facciamo confusione tra di noi, poi la mia posizione conta relativamente, conta l'Inter. Dobbiamo essere compatti e forti come squadra, lavoriamo nella maniera perfetta, nessuno si tira fuori, poi se Spalletti lavora male a fine anno va fuori se non è da Inter perché serve uno da Inter. Ma non ci creiamo problemi tra noi. Questo club va ricollocato in una classifica di squadra a livello importante, ma c'è da fare un percorso. Quando ci volete accostare ai personaggi di quell'Inter lì, quella del Triplete, non si può fare, non ce la faccio ad essere Mourinho, mi serve tempo, mi serve tempo per determinare certe cose. Loro sono delle cose che per il momento si possono acchiappare facendo diversi passaggi. Ma è una squadra di cui si può essere orgogliosi perché non rinunciano a fare niente i nostri perché la rinuncia devasta: i miei si sono allenati bene, sia nel modo di far viaggiare le gambe, sia nel modo di trasferire l'uno all'altro il voler stare insieme e direzionare ancora il destino che dipende solo da noi. In mezzo ci siamo sempre noi, c'è la squadra. Siamo noi che determiniamo buoni e cattivi risultati e indirizziamo la bilancia in una direzione o l'altra.
(Fonte: FCINTER1908.IT, dal Meazza Eva A. Provenzano)
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