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"Spero che i tifosi dell'Inter tifino solo per la nostra vittoria che serve per la Champions e non contro la Juventus. Contano i tre punti in più per l'Inter, non i tre punti in meno per la Juventus". No, caro Spalletti. Non è così e non sarà mai così. In primis, la rivalità tra tifosi, finché resta sana e non degenera, è fatta anche (non solo ovviamente) del tifo contro.
Nel caso di Inter-Juventus, poi, è contro un modo di pensare, contro la filosofia del fine che giustifica i mezzi, in passato anche quelli non leciti. La partita di ieri, e la direzione di gara del signor Orsato (mi rifiuto di chiamarlo arbitro) ti dovrebbe aver insegnato qualcosa: essere con noi significa essere contro di loro. Una direzione di gara così scandalosa, così vergognosamente e sfacciatamente di parte da sembrare addirittura provocatoria (i falli negati di Alex Sandro su Cancelo e di Cuadrado su Perisic sono sembrati addirittura una sfida nei confronti dello stadio) capita sempre e solo contro la Juventus. Non è mai accaduta contro altre avversarie e capita sempre quando il momento è topico, quando in ballo c'è qualcosa di pesante. Mi dispiace, personalmente, che i tifosi del Napoli abbiano dovuto scoprire a distanza di 20 anni sensazioni che noi conosciamo bene. Quella sensazione di impunità che circonda il giocatore con la maglia bianconera che commette il fallo, quella sensazione che in un modo o nell'altro, quasi sempre nell'altro, la sfangheranno. I milanisti l'hanno scoperto con Muntari, i napoletani si sono uniti al club con il signor Orsato.
Ma c'è una cosa che conta più del giusto sdegno per quanto avvenuto a San Siro: il progetto Inter. Sarebbe un errore macroscopico, da parte della dirigenza e soprattutto dei tifosi, cancellare quanto di buono ha fatto Spalletti in questi mesi per un errore, da me testimoniato con il 4 in pagella, in una partita. Il cambio di Santon (dispiace che l'avventura di un prodotto del vivaio nerazzurro debba concludersi così) è stato sbagliato, evidentemente sbagliato: non c'è scusa che tenga.
Ma Spalletti è anche quello che ha tirato l'Inter fuori dalle sabbie mobili di una crisi che avevano già vissuto altri allenatori, naufragando insieme alla squadra. Spalletti no, Spalletti ha saputo lavorare sulla testa della squadra e l'Inter, per 80 minuti in 10, ha rimontato e messo sotto la Juventus. C'è tanto di Spalletti in questa Inter, non c'è nessuno migliore di Spalletti a cui affidarla. Inutile fantasticare sugli allenatori di prima fascia (ammesso che Spalletti non lo sia), l'Inter non ha, ancora, la caratura per ambire a quei nomi. Spalletti è in grado di sopperire ad alcune mancanze del club (inteso come società e come giocatori), sa tirare fuori il meglio dagli atleti che allena, soprattutto ha un anno di esperienza di Inter su cui appoggiarsi. E' assolutamente il pilastro da cui ripartire, guai a metterlo in discussione solo per una cocente delusione. Una cocente delusione che, è sempre bene ricordarlo, è figlia del signor Orsato: senza i suoi errori non ci sarebbe stato alcun Santon...
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