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Stankovic: “Vi spiego chi è stato per me Josè Mourinho…”. E sul suo futuro…

Ospite del programma di Sky Sport “I Signori del Calcio” Dejan Stankovic, racconta l’ultimo speciale anno in nerazzurro e spiega tra una domanda e l’altra cosa rende differente Massimo Moratti dagli altri presidenti:...

Eva A. Provenzano

Ospite del programma di Sky Sport "I Signori del Calcio" Dejan Stankovic, racconta l'ultimo speciale anno in nerazzurro e spiega tra una domanda e l'altra cosa rende differente Massimo Moratti dagli altri presidenti: "Dire che è un signore è troppo poco, è oltre. Tutto quello che sta vincendo se lo merita e io mi auguro di dargli tante gioie ancora".

Ma le parole più belle sono per Josè Mourinho. "Avevo detto che è un grande psicologo perché se non ce la fai a camminare e sei stanco morto, lui riesce a tirare fuori anche quel poco o niente che hai dentro. Lavora per il gruppo e  per i giocatori, prende tanto ma ti dà anche...e  ti dà spazio, ti dà tempo, ti fa sentire importante in qualsiasi momento. Anche se non giochi o se vai in tribuna. Ti senti un pezzo importante della squadra. E io lo posso solo ringraziare per quello che ha fatto per me. Quando è arrivato, la stampa mi aveva già caricato sul treno di Mancini e Mihajlovic. E invece è accaduto il contrario. Quando l'ho incontrato per la prima volta mi ha fatto capire che puntava su di me e che sarei stato una sua scommessa. L'ha vinta lui. Ho fatto due anni belli insieme a lui, ma potevo forse dare qualcosa in più. Però sono contento di quello che sono riuscito a fare. A volte se non riesci a dare il massimo con lui ti senti in colpa, perché lui ti dà tutto, ti carica di una pressione positiva che ti porta a non mollare mai neanche un centimetro", spiega il centrocampista nerazzurro. E l'ex allenatore nerazzurro, stando alle parole del giocatore serbo, ha grandissimo merito anche per la vittoria nella finale di Madrid contro il Bayern: Ha fatto la differenza - spiega Dejan - perché ci ha convinto che eravamo i più forti e continuava a ripetercelo per tutta la partita. Avendo superato un percorso così difficile, dovevamo vincere, per forza. Ed è stato indimenticabile". Il futuro? "Spero di chiudere la carriera all'Inter, ma non vedo un futuro da allenatore per me, forse poi cambierò idea, magari con Mihajlovic alleneremo insieme la Serbia. Ma sarebbe bello per me- conclude il centrocampista -aprire una scuola calcio per bambini per insegnare come si vince: lavorando tanto, anche se non hai talento, si arriva lontano. Nella mia generazione in tanti giocavano meglio di me, ma alla fine vengono fuori solo quelli che non mollano mai".