Steven Zhang è il nuovo uomo forte dell'Inter. Il figlio del patron di Suning ha compiuto ieri 26 anni e il suo processo di italianizzazione e interizzazione sta procedendo molto velocemente. Steven vive a Milano da 16 mesi. Vista la giovane età – ieri ha festeggiato il compleanno lavorando e salendo ad Appiano per seguire l’allenamento in vista del Sassuolo –, il padre e il management interista vogliono che cresca per gradi. Ma lui si sta lentamente prendendo la scena. Come successo lunedì scorso alla cena di Natale del club, dove è stato il vero mattatore della serata con il suo discorso. Un atteggiamento figlio di una nuova consapevolezza. Perché Steven è una spugna per come assorbe ogni insegnamento ma è anche molto diretto. In questo, poco cinese. Frutto degli studi ai massimi livelli negli Stati Uniti che l’anno portato ad essere prima ministro degli Esteri di Suning e ora dedicato al 90% all’Inter.
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Steven Zhang, l’uomo forte dell’Inter. E’ lui che comanda in casa nerazzurra e Suning…
Il figlio del patron di Suning sta crescendo in modo impressionante nel mondo Inter
Segnale forte da parte di papà Jindong, che muove un impero che fattura 40 milioni di dollari all’anno ma ha destinato l’unico figlio maschio (Steven ha una sorella di 13 anni) a quello che è un business minore in termini economici ma fondamentale – anche come vetrina sul mondo – per la famiglia. Tanto che il rampollo ha avuto modo di scherzare sul tifo del padre: «Mi telefona per chiedermi di Icardi e Handanovic, ma non come sto io...». Lui sta bene, anche se le responsabilità aumentano. Con il riassestamento della società avvenuto in estate Steven – che nell’organigramma è soltanto un consigliere – è diventato l’uomo più potente. Sue le deleghe strategiche, compreso il potere di firma per contratti fino a 40 milioni e fino a 10 di ingaggio. Per quelli maggiori invece serve l’ok del board. Al momento – purtroppo per i tifosi – questo rischio però non c’è. Suning infatti per l’Inter ha un progetto a lungo termine che prevede una crescita graduale. Oltre alla Champions, l’obiettivo è quello dei bilanci a posto. Anche perché – malgrado lo stesso boss Jindong ogni tanto spingerebbe per acquisti di pancia «alla Moratti» – la proprietà cinese deve rispettare il fairplay finanziario Uefa e l’input di Pechino di limitare gli investimenti all’estero.
(La Gazzetta dello Sport)
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