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Andrea Stramaccioni, questo pomeriggio è stato ospite della redazione di Tuttosport, dove ha risposto ad alcune domande arrivate dai tifosi dell'Inter. Ecco quanto raccolto da FCINTER1908.IT:All'interno dello spogliatoio chi è il leader e che metodi usa per farsi rispettare da tutti nonostante la sua giovane età?La cosa più divertente che potrei raccontare è questa. Ha centrato un punto simpatico e delicato: il rapporto di un allenatore senza nome e senza passato che entra in uno spogliatoio cosi e probabilmente il mio vero momento drammatico è stata la mia entrata nello spogliatoio dell'Inter. Io sono abbastanza freddo, li ho perso l'equilibrio. E' difficilissimo rapportarsi con campioni cosi e credo che le loro facce quando io sono entrato per la prima volta nello spogliatoio valessero più di mille commenti. Mi guardavano come per dire: “E mo questo chi cazzo è?”. Come per dire ma dove l'hanno tirato fuori? Cognome impronunciabile, zero passato, più giovane di qualcuno che era li! Anche se adesso non lo ammetteranno perchè ho un buon rapporto con tutti ma di sicuro l'hanno pensato.
Moratti ha detto che crede allo Scudetto. Lei ci crede?Sono due discorsi: uno è un discorso di blasone. Nel senso che io credo che una società come l'Inter debba geneticamente puntare al massimo e quindi secondo me quando ti chiami Inter è giusto puntare ad arrivare in fondo e cercare di fare il meglio possibile in ogni competizione. Per me che sono l'allenatore di un gruppo di calciatori di un nuovo ciclo, non è intelligente in questo momento parlare di un obiettivo come lo scudetto o come la coppa. Noi dobbiamo avere chiaro in testa che dobbiamo migliorare gara dopo gara seguendo un percorso. Quando guarderemo la classifica a Marzo e Aprile poi vedremo. E' giusto parlare di grandi obiettivi, ma dico che oggi non è intelligente parlare di scudetto per la mia squadra.
Hai sempre detto di non voler essere paragonato a Mou, ma l'entusiasmo del pubblico è lo stesso e hai già vinto due derby. Il paragone da questo punto di vista è fattibile per te?Il paragone da allenatori è ridicolo perchè io ho fatto 10/15 partite in Serie A. Lui ha vinto in quattro stati diversi. Non ha senso. Ovviamente vengono riprese delle parole di calciatori e del mio Presidente che hanno notato delle cose simili che a me riempiono di orgoglio, ma il paragone fra gli allenatori fa ridere. Io penso di poterla definire ridicola perchè non ha senso. Questo ha vinto tutto e ovunque.
Perchè hai voluto a tutti i costi Cassano? Cosa gli dirai perchè non compia più “cassanate”?La genesi che ha portato l'Inter e me a considerare l'acquisto di Antonio è stata molto lineare. Io avevo in testa una squadra inizialmente con degli obiettivi che per un motivo e per un altro sono sfumati. Non per colpa dell'Inter che ha lavorato benissimo ma perchè il mercato ha le sue dinamiche e lo sceicco ha deciso di fare lo sceicco quando ho iniziato ad allenare io e ha comprato tutti quelli che volevamo anche noi: prima Lavezzi e poi Lucas. Nel momento in cui la costituzione della squadra è sfumata con due esterni di dimensione come li volevamo noi ci siamo orientati su un giocatore con caratteristiche di seconda punta. Valutando il mercato, dopo essermi confrontato col Presidente e con Branca e Ausilio abbiamo deciso di intavolare questa trattativa col Milan.
Nel calcio vige la legge dell'anzianità anziché della meritocrazia?La cosa di cui sono più orgoglioso è che io mi sento l'esempio di uno che ce l'ha fatta partendo da zero. Quindi quando un allenatore più giovane o un ragazzo mi ferma e mi chiede io ci potrei stare a parlare delle ore. Il significato più bello è che ce la si può fare anche partendo dai campi di terra o se non ti chiami con un cognome famoso. Questa cosa che dice questo ragazzo, quando qualche pazzo mi chiama a parlare a qualche corso, io dico di avere le idee proprie perchè le occasioni capitano a tutti. Quando capita l'occasione la differenza la fa la qualità vera. Li si vedrà la qualità delle sue idee.
Qual è stato il metodo per riportare l'armonia nello spogliatoio?Non esiste un metodo ma una quotidianità. Se proprio deve essere qualcosa per riassumere quello che ho fatto credo sia stato avere idee chiare e rapporto schietto in un grande involucro di umiltà. Farsi vedere con un approccio umile, chi mi conosce lo sa chi non mi conosce può dire ciò che gli pare, è stato sempre apprezzato. Mi pongo tutt'ora con questo atteggiamento. Non è che sono cambiato, è il mio modo di essere. Se sia stato un mix positivo lo dirà il campo. Io dico sempre che mi fa male se parla male di me chi mi ha conosciuto. Entrando in contatto con una persona c'è una sorta di empatia e di chimica che poi connota tutto il rapporto. Con i miei giocatori questo è stato l'approccio. Loro hanno notato che non è stato un modo per accattivarmeli ma il mio modo di essere.
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