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Suning: già investiti 400 milioni per fare rinascere l’Inter. I cinesi hanno le idee chiare

Suning conta di riportare in fretta l’Inter ai vertici del calcio italiano ed europeo continuando a investire decine di milioni di euro

Riccardo Fusato

Suning conta di riportare in fretta l’Inter ai vertici del calcio italiano ed europeo continuando a investire decine di milioni di euro. Se la Milano rossonera ha dubbi sempre più angoscianti sulla cordata che dovrebbe rilevare la società di Berlusconi, l’altra metà della città, quella nerazzurra, si è innamorata del colosso di Nanchino e del suo patron Jindong Zhang. Tanti soldi spesi per l’acquisto del pacchetto di maggioranza, 130 milioni investiti nella sessione di mercato estiva e in quella invernale, altri 15 milioni abbondanti di sponsorizzazioni per la Pinetina, Interello e il kit da allenamento, nuovi partner in arrivo dalla Cina per mettere a posto i conti di fronte all’Uefa e una crescita del numero dei tifosi in Asia anche grazie alla propria tv, PPTV: eccola la formula usata per “rivitalizzare” il club di corso Vittorio Emanuele. E anche se la qualificazione alla Champions è ancora lontana, nei primi 8 mesi della loro gestione i cinesi hanno inciso parecchio e mostrato di avere le idee chiare.  Suning ha investito 270 milioni per arrivare a possedere il 68,55% del club, si è fatto carico dei debiti (la scorsa estate erano 309 milioni) e ha concesso un finanziamento soci da 180 milioni utile per restituire il prestito fatto da Thohir (131,6 milioni, compresi gli interessi). Sul mercato ha acquistato (o si è impegnato ad acquistare) giocatori per altri 130 milioni (Candreva, Gabigol, Joao Mario e Gagliardini) e non ha lesinato premi, per esempio per il filotto di 4 vittorie a inizio 2017.

La holding della famiglia Zhang è una delle prime 3 imprese cinesi non statali grazie a vendite annuali di circa 50 miliardi di dollari. Possiede più di 3.500 negozi tra Cina, Hong Kong e Giappone e mira a continuare la propria rapida crescita attraverso 6 settori industriali come il retail, il real estate, lo sport, i media e l’intrattenimento, gli investimenti e i servizi finanziari.

(Corriere dello Sport)

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