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Dopo un anno e quattro mesi di Inter, Suning ha investito finora 496 milioni di euro. Il colosso di Nanchino è solido, ambizioso e tiene particolarmente all’operazione Inter, altrimenti non avrebbe già speso tutta quella montagna di quattrini, pur se tranquillamente sostenibile per un gruppo che vanta un fatturato di 45 miliardi e ha appena siglato una partnership strategica da 2,5 miliardi con Evergrande per lo sviluppo dei canali di vendita. Zhang Jindong controlla l’Inter attraverso un reticolo che parte da Suning Holdings Co., la cassaforte di famiglia di Nanchino, passa da Hong Kong (Suning Sports International) e triangola con il Lussemburgo grazie al veicolo ad hoc Great Horizon che il 28 giugno 2016 ha rilevato il 68,55% della squadra nerazzurra. I cinesi hanno pagato 128 milioni per liquidare i vecchi soci e contestualmente hanno aderito all’aumento di capitale nell’assemblea convocata in quella stessa data versando nelle casse del club 142 milioni. Da quel momento non hanno smesso di pompare soldi.
PRESTITI Già il giorno dopo, primo prestito da 40 milioni; poi altri 177 milioni prestati nel corso dell’esercizio 2016-17 e, infine, 81 milioni tra luglio e agosto di quest’anno. Finanziamenti fruttiferi, beninteso, con interessi annui del 7,7% fino a fine febbraio 2017 e del 6,5% successivamente, tanto che gli oneri del bilancio nerazzurro si sono appesantiti di 13,3 milioni nella scorsa stagione proprio per il pagamento degli interessi, mentre il rimborso del capitale dovrà avvenire entro giugno 2019. Ma questi 298 milioni iniettati attraverso diverse tranche di prestiti e non con apporti di capitale hanno una giustificazione: c’è ancora da sciogliere il vincolo con Thohir, che non avrebbe aderito agli aumenti di capitale. E comunque si tratta di tanti quattrini che hanno consentito di mettere solide fondamenta al patrimonio (fin lì sofferente) dell’Inter, di coprire le spese di una gestione corrente ancora in perdita (anche se il risultato netto è passato dai -140 milioni del 2014-15 ai -25 del 2016-17) e di rimpinguare il budget per il mercato, che nella scorsa stagione ha registrato di 89 milioni di acquisti al netto delle cessioni.
ACCORDI COMMERCIALI Suning ha trovato una terza via per «finanziare» l’Inter: gli accordi commerciali. Hanno una natura strategica, certo, sono parte integrante del piano di espansione in Occidente di Suning, ma i benefici finanziari dell’Inter sono stati immediati. La proprietà, attraverso le sue controllate, ha già fatto arrivare nelle casse nerazzurre 56 milioni. In primis il mega contratto per la denominazione dei centri di Appiano e Interello, per la sponsorizzazione delle divise di allenamento e per il co-branding (cioè l’utilizzo del marchio Inter in abbinamento con Suning) sul territorio cinese: nell’esercizio 2016-17 sono stati iscritti proventi per 44 milioni grazie al gettone d’ingresso di 25 milioni e al corrispettivo annuale che sarà di 16,5 milioni medi fino al 2020. In più, nella scorsa stagione sono arrivati dal gruppo Suning altri 12 milioni: 8 per l’apertura delle academies in Cina, 3,5 per la condivisione di personale tecnico e professionale e 0,5 per la cessione dei diritti del canale tematico in Cina a PPTV. Non v’è dubbio che la potenza di fuoco di Suning, con il suo brand fortissimo e la rete di relazioni con partner e fornitori, possa dischiudere all’Inter sentieri che ad altre squadre sono proibiti. Ne è già una prova il contratto sottoscritto nel 2016-17 con un’azienda cinese, non inclusa nel perimetro di consolidamento della proprietà, per la cessione di diritti commerciali in Cina, Malesia, Singapore, Indonesia, Giappone e Corea: 10 milioni di bonus iniziale e 20 fissi all’anno. Certo, questa via indiretta al finanziamento fa storcere il naso a qualcuno, che ricorda la mega-sponsorizzazione tra Psg e Qatar Tourism Authority, fatta per aggirare i parametri del fair play Uefa. A ogni modo, in caso di operazioni con parti correlate l’Uefa applica il cosiddetto fair value, cioè un valore in linea col mercato. Suning ne è consapevole ed è tranquilla. Il futuro? Fino a giugno l’input, tra vincoli europei e direttive governative, è di volare bassi ed evitare spese folli: ciò non significa che cesserà il supporto dell’azionista (basti pensare agli 81 milioni prestati in estate mentre Pechino metteva la stretta agli investimenti esteri nello sport) ma che si procederà con una crescita graduale per l’Inter, anche attraverso l’attivazione di nuove partnership commerciali in territorio asiatico.
(La Gazzetta dello Sport)
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