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Thuram: “Più che il 9 all’Inter pesa la maglia. Il mio idolo è Adriano. E i 13 gol…”

Eva A. Provenzano Caporedattore 

Il figlio dell'ex bianconero Lilian racconta il suo approdo in nerazzurro e spiega perché ha scelto di vestire questi colori

Marcus Thuram, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, ha parlato del suo approdo all'Inter. Il suo sorriso sembra essere contagioso perché - dice - è un ragazzo felice, perché ama il calcio e chi fa quello che ama ha buoni motivi per sorridere. Da Tokyo, dove la squadra di Inzaghi è in tournée, arrivano le parole del giocatore nerazzurro.

«All'Inter ho trovato una grande squadra, un club organizzato e qualità negli allenamenti. Inzaghi e Lautaro mi hanno trasmesso fiducia dicendomi che hanno bisogno di me. C'è grande attenzione all'aspetto tattico. Io non segno tanto? In realtà l'ultima stagione è stata la prima da centravanti perché gioco da esterno, è il mio ruolo preferito. A me cambia poco fare gol o assist, alla fine conta vincere. Il nove che indosso è pesante? Quando porti la maglia dell’Inter, sono i colori che pesano, non il numero. Anche se avessi scelto il 99, l’8 o il 7, sarebbe stato lo stesso: hai comunque una grande responsabilità addosso. Ho cambiato tanti numeri nella mia carriera, il 9 era libero e l’ho preso senza indugi. Diventare più forte di Lukaku? Siamo due giocatori diversi, lo rispetto ma io sono altro», ha spiegato il giocatore francese.

L'Italia nei suoi ricordi

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Figlio d'arte, Marcus è stato in Italia insieme a suo padre Lilian che ha giocato nella Juventus. «Nei miei ricordi? Il cibo, uuhhhh. A Parma per la verità ero piccolissimo, a Torino invece ricordo la scuola, gli amici, il parco: ero un bambino molto contento, poi siamo andati a vivere a Barcellona. Cosa c'è di italiano in me? "Non lo posso dire... Ok, va bene: mio padre mi dice sempre che quando subisco un fallo rimango troppo tempo a terra. La prima a San Siro? Ho visto Milan-Juve e segnò Trezeguet dopo una rovesciata di Del Piero. Entrarci da protagonista? Non vedo l’ora, è un pensiero fisso nella mia testa. San Siro è uno degli stadi più belli del mondo, mitico per chiunque faccia il calciatore. Sicuramente la Serie A è cambiata da quando giocava papà in Italia ma lui mi ha spinto a scegliere questo campionato. Mi ha spiegato che è un Paese che vive per il calcio. Avevo diverse opzioni ma papà mi ha consigliato l'Inter».

C'è sempre un motivo

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Marcus ha scelto di approdare all'Inter, il club che lo avrebbe preso anche due anni fa prima di farsi male. «Il club nerazzurro e i suoi dirigenti mi sono stati vicini anche dopo essermi fatto male. Mi hanno consolato. Questa cosa non l’ho dimenticata. E così ora è stato naturale scegliere loro. Avere la possibilità di ricominciare quello che il destino mi aveva tolto due anni fa: incredibile. Il Milan stava per prendermi? I tifosi rossoneri ce l'avranno con me, ma pazienza. So perché ho scelto l'Inter e non mi preoccupano i fischi, che tanto nel derby arrivano comunque».


Seconda stella a destra...

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«Lo scudetto è il nostro obiettivo - ha aggiunto l'attaccante interista - e lavoriamo ogni giorno per quello, vogliamo essere contenti a fine stagione. Se l'ho detto al mio ex compagno Sommer? No, lui è troppo riservato. Spero arrivi, ma... non parla mai. Il mio idolo? Adriano, sapeva fare tutto e a lui mi ispiro. Perché no Ronaldo? Beh, ma a lui non posso neanche lontanamente pensare. Mio papà non dormiva tutta la settimana prima di affrontarlo, lo ricordo bene. Ho incontrato il presidente Zhang venerdì a pranzo. Mi ha abbracciato, mi ha detto che era felice di vedermi qui e che non vede l’ora di seguirmi dal vivo. Io mai nel 3-5-2? A volte ci ho giocato col Borussia, devo capire come funziona col mister. Lautaro? Mi ha stupito, mi ha impressionato dal vito, è più forte di quanto pensassi. Più di 13 gol? Lavoro per questo, per migliorarmi».