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Lei continua, imperterrita, a ostentare sicurezza e certezze. Probabilmente è una strategia ben definita e non del tutto conosciuta all'esterno ma, anche a fronte di un contratto che ancora mantiene tutta la famiglia aggrappata all'Inter fino al 2021, Wanda Nara, quasi in atteggiamento di sfida, non perde occasione per dire con sfrontatezza che Mauro Icardi rimarrà in nerazzurro anche nella prossima stagione. Questo nonostante dalla società arrivino segnali diversi, nonostante parte della tifoseria si sia schierata contro la sua conferma, nonostante tutte le vicende tristemente note abbiano di fatto inchiodato l'Inter alle sue paure e ai voleri del suo numero 9 per 53 giorni.
Dove sta la verità? Probabilmente tutti lo sanno e sicuramente anche Wanda, che però ama giocarci su. Per attirare effettivamente qualche acquirente? Per provare a mettere con le spalle al muro la società e rendere così lei e il marito liberi di scegliere eventualmente la destinazione più gradita (magari la Juventus)? Di certo, abbiamo imparato in tutti questi mesi che Wanda non si muove mai senza uno scopo preciso.
Ma che a Wanda e a Mauro Icardi sia chiara una cosa: l'Inter non è un diritto a priori. Non lo è mai stata per nessuno, per campioni leggendari, né tantomeno lo è e lo sarà per loro due. L'Inter è, senza voler cadere troppo nell'esercizio retorico, un'idea e un punto d'arrivo da conquistare giorno dopo giorno con sacrificio, senso di appartenenza e professionalità. Doti che non sempre (altro eufemismo) Mauro Icardi ha dimostrato quest'anno.
Al di là degli atteggiamenti, però, nemmeno i numeri possono supportare quello che dice Wanda, che non perde occasione per rammentare i 123 gol segnati dal numero nove con la maglia nerazzurra. Per carità, tanto di cappello a un giocatore che, a 26 anni, è già da tempo nell'Olimpo dei marcatori della storia interista. Guardando agli ultimi mesi, però, il quadro cambia abbastanza. Non per esprimere giudizi in apparenza affrettati e grossolani, ma è evidente che, dopo il caso fascia e il ritorno in campo, il rendimento di Icardi in campo abbia rasentato l'imbarazzo. E questo non dipende da nulla se non esclusivamente da lui. Perché Spalletti, nonostante le divergenze, ha dimostrato di puntare ancora sul suo numero 9 per il bene dell'Inter.
Detto ciò, di fronte a valutazioni tecniche (e non) ampiamente legittime, l'Inter come società sarebbe libera di considerare l'eventualità di privarsi per il futuro di un giocatore che ha accusato un calo evidente e prolungato del proprio rendimento, e che ha dimostrato, nei momenti di difficoltà, di non avere la personalità di reagire da professionista per il bene di un club importante come quello nerazzurro. Dunque, anche alla luce delle possibili idee del nuovo allenatore, l'Inter avrebbe tutte le facoltà di valutare la cessione di Icardi, che Wanda lo voglia o meno. D'altronde, Icardi rimane e rimarrà (fin quando sarà sotto contratto) pur sempre un dipendente dell'Inter. E, nel calcio come in altri ambiti lavorativi, il dipendente non è mai stato al di sopra dell'azienda.
Che poi Wanda e Icardi possano eventualmente esprimere delle proprie preferenze, questo è nei loro diritti, ci mancherebbe. Ma da qui a sfruttare la tv per provare a mettere sotto scacco una società leggendaria ce ne passa. Dunque, che Icardi lasci parlare prima il campo. D'altronde, il gol su azione manca dal derby d'andata contro il Milan e, in generale, Maurito non segna dalla partita contro il Genoa del tre aprile. Insomma, testa bassa e pedalare. Anche perché, da come si è ampiamente capito nel corso degli anni, è questo l'unico modo per convincere Conte...
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