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Zamorano: “Moratti fa la differenza. Quando lasciai il mio nove a Ronaldo e quel rigore…”

Eva A. Provenzano

Dalla Svizzera, al Siviglia, passando per il Real Madrid, fino ad arrivare all’Inter. Ivan Zamorano, ai ‘signori del calcio’, programma di Sky, racconta la sua carriera. E parla della sua avventura in nerazzurro.  IL PRESIDENTE...

Dalla Svizzera, al Siviglia, passando per il Real Madrid, fino ad arrivare all'Inter. Ivan Zamorano, ai 'signori del calcio', programma di Sky, racconta la sua carriera. E parla della sua avventura in nerazzurro. 

IL PRESIDENTE - "Chi ha fatto la differenza nella mia scelta di giocare in Italia? Moratti! E' troppo buono, si è vero, ma è una cosa positiva, è il suo punto forte. E' un uomo che si preoccupa del calciatore e dell'uomo e questo fa la differenza. Ha una famiglia bellissima e quello che significa per lui l'Inter lo passa a te e fa in modo che la ami anche tu. Ho conosciuto Moratti e ho detto si a lui". 

RONALDO - "In quel momento era il miglior giocatore del mondo. Dopo i Mondiali era un po' triste, dovevamo disegnare qualcosa che lo avrebbe fatto contento e parlando con Mazzola gli dissi che avrei voluto dargli il mio nove e Mazzola mi disse allora per te sommiamo due numeri, presi la 18 e mettemmo il più in mezzo, dopo aver parlato con Moratti che mi disse va bene e facemmo la richiesta in Federazione. Una bellissima esperienza, la gente dell'Inter mi ricorda come un guerriero che lasciava tutto in campo e si ricordano anche il mio uno più otto". 

SIMONI - "E' un signore, un uomo nel corpo e nella testa, era un signore sempre, un uomo veramente fatto di valori, quei valori che voleva una squadra come l'Inter. Abbiamo passato tante cose belle o brutte, ma lui era uno dei migliori allenatori. La più grande emozione che è ho avuto è stata quando abbiamo vinto la Coppa Uefa con lui".

VITTORIA - "E' stata una partita speciale, dopo quella dovevo giocare il Mondiale francese. Quando ho segnato il primo gol è stata una felicità che ancora ricordo perfettamente, un gol molto importante per me e per l'Inter con tre reti sudamericane, è stata una serata magica, l'hanno chiamata la serata dell'indio-cileno è stata una felicità immensa. Dopo la partita la prima cosa che ho fatto è stata abbracciare Moratti che aveva tanto voluto e meritato quel titulo".

QUEL MALEDETTO RIGORE - "Difficile commentare quella situazione che ha avuto la giustificazione solo con il passare del tempo, una giustificazione che chiedevano a noi, l'hanno visto tutti tranne l'arbitro. Anche Simoni è entrato in campo, non esistevano più parole per dire quello che avevamo visto tutti, poi è arrivata la giustizia e quindi mi sento un campione con l'Inter, si è visto che tutto quello che succedeva nel '98 aveva una giustificazione e sapere la verità è stato un momento felice. Il calcio malato comincia da una macchia che diventa un cancro, deve essere pulito in tutte le categorie e nelle stanze del potere. Lo amiamo tutti questo sport e possiamo tutti fare in modo che sia pulito, non sia violento, perché sia solo qualcosa di felice". 

ZANETTI - "Il calcio mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinarie. Sono molto orgoglioso di essere suo amico, è stato un onore essere il padrino di Sol. E' un'amicizia che non ha tempo nè distanza, mi sembra che siamo due persone simili, che veniamo da due famiglie umili, ci siamo sforzati di andare avanti. C'è stato subito feeling e veramente quando possiamo ci vediamo. Ha una bellissima famiglia, sua moglie, i suoi due figli e l'altro in arrivo, sono orgoglio di appartenere alla sua famiglia. Lui è un uomo allegro, tranquillo, professionale. Lui è sempre attento a come mangia, si allena come un ragazzo di venti anni. Ancora vedo la sua forza, la sua grinta, è un uomo capace di fare ancora alla grande, lui non è il capitano lui è il gran capitano. E' entrato nella storia dell'Inter e credo che lui lavorerà con l'inter anche dopo il campo. Mi ha detto che forse gioca fino al prossimo anno e mi piacerebbe essere in tribuna quando giocherà la sua ultima partita e mi piacebbe tantissimo lavorare con lui. Porto tutta l'Inter nel cuore e spero di venire presto in Italia". 

QUANDO HO SALUTATO L'INTER... - "E' stato la persona che mi è stato vicino, con un cuore enorme. Eravamo a San Siro quando ho detto addio alla gente dell'Inter che mi ha salutato con affetto. Giacinto mi ha dato una targa e la uno più otto dicendomi grazie e quando la curva cantava ricordo che ho camminato dal centro del campo fino alla Nord e mi veniva da piangere. Cinque anni bellissimi, ricodo affetto, rispetto della gente verso di me e sono molto orgoglioso".

CHAMPIONS 2010 - "Un grande momento che ho vissuto come tifoso: ho pianto per la vittoria, ho vissuto quella serata come un tifoso perché tutte le grandi squadre hanno di questi momenti difficili, negativi, però se c'è la tranquillità di aver messo tutto in campo siamo arrivati a vincere tutto dopo anni di lavoro e l'Inter è diventata la migliore squadra al mondo. Si deve sempre lavorare con fiducia e forza per una formazione che sia capace di vincere qualche anno fa. Bisogna avere pazienza, ritorneremo ad essere la squadra che vogliono tutti gli interisti".

BIELSA - "Grande allenatore di esperienza, in Cile ha lavorato benissimo. Ci ha portato al Mondiale in SudAfrica, ci ha dato una mentalità, uno stile di squadra e ci ha visto tutto il mondo e credo farebbe benissimo all'Inter".