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Zanetti: “L’Inter una chiamata inaspettata. Ero in Sudafrica, pensai che…”

Fabio Alampi Redattore 

Il vice presidente nerazzurro, ex capitano e bandiera del club, ricorda come iniziò la sua storia interista

Javier Zanetti, ex capitano e bandiera dell'Inter e oggi vice presidente nerazzurro, è stato ospite a "Verissimo", in onda su Canale 5: "Sono arrivato in Italia molto giovane, il calcio italiano per me era una grandissima opportunità, quella che sognavo da bambino. Quando si è manifestata questa opportunità mi sono detto: "Questa non me la posso lasciar scappare".

Quando avevo 13 anni sono stato scartato dalla squadra per la quale facevo il tifo, l'Independiente: è stato un momento di grande difficoltà. In quel momento mi sono messo a lavorare con mio padre, che faceva il muratore: è stato uno dei momenti più belli, ho capito i sacrifici che i miei genitori facevano per me e per mio fratello. Questo mi ha fatto crescere tantissimo".

"L'Inter è stata una chiamata inaspettata. In Argentina giocavo nel Benfield, che non è una squadra così grande. Mi ricordo che ero in Sudafrica per un'amichevole con la Nazionale, il nostro allenatore era Passarella che era stato un giocatore dell'Inter. Mi chiamò in camera e mi disse: "Vieni che ti devo dare una notizia". Stiamo parlando del '95, era arrivato un fax! Diceva: "F.C. Internazionale compra Javier Zanetti". Pensai: "Non può essere vero, sto iniziando la mia carriera e subito questa opportunità!". Andai subito in camera mia e chiamai Paula e i miei genitori, chiesi loro di guardare il telegiornale per chiedere se era una notizia vera, ed era vera! Arrivai qui pieno di sogni, e con la consapevolezza che era la mia grande opportunità".

"Se mi manca la vita da calciatore? Ormai sono passati tanti anni. Sto molto vicino alla squadra, ad ogni allenamento, ad ogni partita, cerco di contribuire lavorando da fuori. Sono momenti unici, che rimarranno per sempre.


Mia madre morì 12 anni fa, dopo la finale di Coppa Italia contro il Palermo all'Olimpico di Roma. Dopo i festeggiamenti rientrai nello spogliatoio e presi il telefono: mia madre mi aveva lasciato un vocale, felicissima, aveva visto la partita e mi aveva visto alzare il trofeo. Quella fu l'ultima volta che l'ho sentita. Quando mi svegliai la mattina dopo mi arrivò la notizia che era venuta a mancare. Un momento di grande tristezza, sono passato dalla gioia per aver alzato un trofeo a una tristezza che non ha paragoni. Presi subito un aereo per andare in Argentina e darle l'ultimo addio".


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