LEGGI ANCHE
I giovani d’oggi riescono a godersi questi momenti o arrivano a farlo quando è troppo tardi?
“Il tempo va troppo veloce, forse non te ne rendi conto quando scorre mentre giochi. Io glielo dico sempre ai tanti ragazzi che arrivano all’Inter, di godersi ogni momento e ogni istante, soprattutto gli allenamenti in Pinetina, perché è li che si cucina tutto quello che poi porta al raggiungimento degli obiettivi. Quei momenti li non tornano indietro ed è in quei momenti che un calciatore può veramente sentirsi felice”.
C’è qualcosa di questo calcio moderno che avresti voluto nel tuo calcio?“Questo sport è cambiato tantissimo con la tecnologia, adesso è un altro tipo di calcio, ma credo anche che l’essenza non cambierà mai e calciatori che giocavano allora potrebbero farlo adesso e viceversa. L’importante è la passione per questo sport e il modo in cui si trasmettono i valori che il calcio insegna’.
In casa Inter è tempo di rinnovi, ci racconti come Zanetti andava a discutere il suo contratto da Massimo Moratti?
“Bastava niente, bastava parlarsi da uomini con il presidente e si trovava subito un accordo perché c’è sempre stata da parte di entrambi la voglia di continuare insieme. Per quanto riguarda le cifre, se ne occupava il mio procuratore, ma anche per quelle è sempre bastato poco per metterci d’accordo perché i soldi per me non sono mai stati un problema e non lo saranno mai”.
Milito invece ebbe quell’uscita poco carina immediatamente dopo aver sollevato la Champions. Poi chiese subito scusa, ma è vero che tu e Cambiasso lo richiamaste all’ordine?
“È vero che gli abbiamo detto che non era il momento perché bisognava festeggiare la Champions. Ma siamo fratelli, siamo talmente amici che lui capì subito e si scusò. Diego è una persona per bene in tutti i sensi e sicuramente parlò senza pensarci troppo”.
Lautaro si è comportato da capitano e ha fatto un passo verso l’Inter, hai mai temuto potesse davvero dire addio al nerazzurro?
“No, non ho mai avuto il dubbio perché conosco bene Lautaro e so che insieme alla sua famiglia sta tanto bene a Milano, dove è amatissimo dai tifosi. Poi esistono le trattative e ci può stare che ognuno abbia le proprie pretese, ma poi in definitiva si rientra a casa e si riflette sempre sulla cosa più giusta da fare e io sono sempre stato convinto che Lautaro prendesse la strada corretta, riflettendo anche sugli sforzi che ha fatto l’Inter per potergli proporre questo contratto. Così è stato, si è arrivati a un accordo e siamo contenti tutti, l’Inter, Lautaro e i tifosi. Adesso bisogna solo guardare al futuro”.
La classifica all-time dei cannonieri nerazzurri vede Meazza primo e Altobelli secondo, credi che Lautaro possa insidiarli?
“Lautaro ha tutti i presupposti per arrivarci, poi lo sappiamo, nel calcio è difficile fare certe previsioni, ma se continua così non ho alcun dubbio sul fatto che possa farcela”.
Hai un rimpianto per qualche campione con cui avresti voluto giocare e che invece non hai mai avuto nella stessa squadra?
“Non è facile perché ho giocato veramente con tantissimi campioni ma con Lothar Matthäus di sicuro, avrei desiderato di giocare con lui per quella sua maniera di interpretare il calcio. Poi dico Ryan Giggs, ho sempre avuto per lui tantissima ammirazione e credo che valga per entrambi visto che ogni volta che ci incontriamo ci abbracciamo e ricordiamo spesso le nostre sfide. Poi faccio il nome di un calciatore con cui ho giocato, ma non mi è bastato. Avrei voluto giocare di più con Roberto Baggio perché oltre a essere un grande amico, ritengo sia stato qualcosa di straordinario dentro e fuori dal campo”.
C’è un aneddoto che ti lega particolarmente a lui?
“Lo racconto spesso, Baggio mi ha regalato il mio primo cane. Ricordo che mi faceva guardare dei filmati di quando lui andava a caccia e c’erano sempre questi cani bellissimi, erano dei Labrador. Iniziai anche io a innamorarmi di quella razza nello specifico, proprio perché lui me ne parlava entusiasta, mi diceva che erano straordinari. Ricordo che una sera eravamo a cena con le nostre rispettive famiglie io, lui e Peruzzi. A un certo punto Roby mi dice: «Mi accompagni in auto che devo prendere una cosa e da solo non credo di farcela». Lo seguii e dal baule uscì un cucciolo di Labrador, era un suo regalo per me”.
L’Inter è sempre stata una colonia argentina, ti chiedo però di farmi il nome di soli 3 tuoi connazionali che più di tutti gli altri si sono distinti in nerazzurro. Escluso Zanetti, quali scegli?
“Mi viene in mente l’epoca con Mancini, che è quella in cui abbiamo iniziato a vincere e poi quella del Triplete e alla fine c’erano Samuel, Cambiasso, Milito. E poi già che ci siamo mettiamo però anche l’allenatore, Helenio Herrera, l’allenatore della Grande Inter, che non è poco, visto il peso che ha avuto nella storia dell’Inter”.
Abbiamo nominato la Grande Inter e allora non posso fare a meno di chiederti se ricordi il primo incontro con Massimo Moratti e quale idea ti eri fatto di lui dopo avergli stretto la mano per la prima volta?
“Dopo la mia presentazione in Terrazza Martini ci portarono nel suo ufficio e ce lo presentarono. Rimasi colpito dalla sua umanità, per la prima volta iniziai a capire che stavo entrando in un grande club come l’Inter ma soprattutto che stavo entrando in una grande famiglia per i grandi valori che sapeva trasmettere lui”.
Inzaghi all’Inter, Conte al Napoli e Thiago Motta alla Juventus, che campionato sarà il prossimo?
“Sarà un campionato difficile ed equilibrato, ci sarà da difendere il ventesimo scudetto con la consapevolezza di essere forti e di voler fare di tutto per continuare a vincere ancora. Lavoreremo come in tutti questi anni per essere competitivi e arrivare fino in fondo”.
Chi ti incuriosisce di più tra Zielinski e Taremi?
“Ho seguito tanto Zielinski perché mi piace molto come centrocampista e credo che ci possa dare una grande mano”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA