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Zanetti: “Tifosi dell’Inter fantastici. Moratti? Quando mi vide la prima volta disse…”

Marco Astori

Le parole del vicepresidente nerazzurro

Lunga intervista concessa da Javier Zanetti, vicepresidente nerazzurro, ai microfoni di Inter TV. L'ex capitano ha raccontato l'importante legame tra i colori della Beneamata e l'Argentina.

Da dove nasce il soprannome Pupi?

Pupi nasce dal mio quartiere in Argentina, è il soprannome che mi ha dato uno dei miei allenatori che ho avuto.

L'arrivo con Rambert?

Era il capocannoniere del nostro campionato, all'epoca potevano giocare solo 3 stranieri: l'Inter aveva preso lui, Roberto Carlos e Paul Ince. Ma io ero convinto di potermi giocare le mie carte. Era un grande salto per me, era la mia grandissima opportunità: dovevo fare di tutto per rimanere.

Moratti?

Per ognuno di noi ci sono dei momenti. Nella partita in cui mi ha visto ho fatto benissimo: l'Inter stava guardando anche Ortega, oltre a Rambert. Mazzola chiamò Moratti che disse di volere il numero 4 (Zanetti, ndr). Così nasce la storia.

Inter e Argentina?

C'è un grande legame, in tanti hanno lasciato l'impronta qui: le tante opportunità che abbiamo avuto è dovuto anche alla nostra maniera di interpretare il calcio, che va mano nella mano col DNA dell'Inter. Per noi l'Inter diventa famiglia: le nostre usanze le abbiamo portate qui all'interno del club. Quando indossi la maglia dell'Inter la prima volta, senti qualcosa di speciale:  e noi argentini l'abbiamo capito bene.

Durante una partita nel Banfield un telecronista disse che saresti andato al River?

"In quella partita il mondo iniziò a conoscermi. Il giorno dopo, tutti cominciarono a parlare di me e dell'interesse del River, ma nessuno sapeva dell'Inter".

L'Asado?

Prima lo lasciavo a Samuel e Burdisso, io facevo il cameriere: portavo la carne. Loro due grigliavano, Cambiasso prendeva gli ordini e Cruz e Milito mangiavano.

Io italiano?

Sono 25 anni che sono in Italia, mi sento italiano: con l'età uno matura e cerca sempre di avere un equilibrio. Io l'ho avuto in campo, anche per il ruolo che avevo: sono stato sempre molto tranquillo. Ma quando dovevo intervenire lo facevo eccome.

Il sudamericano da non dover far arrabbiare?

Ce n'erano tanti nascosti. Samuel in campo l'abbiamo visto, fuori non parlava. Ognuno di noi ha la sua personalità.

A chi più legato?

Lasciando da parte gli argentini, dico Cordoba, Zamorano: subito c'è stata quest'empatia, è un'amicizia che dura con persone importanti. Soprattutto sono fratelli: dal primo momento c'è stata alchimia.

Baggio?

Lui è legato all'Argentina, quando ci siamo conosciuti ha cominciato a parlarmene. E' una persona fantastica, fuori dal campo era di un'umiltà che ho visto in pochi. Questo ci ha legato molto, abbiamo un forte legame: il calcio dà l'opportunità di conoscere grandi campioni e grandi persone. Non gli piacciono i riflettori, io gli assomiglio: ci piace fare poco sotto ai riflettori. Io lo faccio per il ruolo che ho, ma se devo scegliere preferisco parlino gli altri.

L'avversario più difficile?

Giggs uno di questi: le poche volte che ci siamo affrontati, facevamo tutti e due avanti e indietro. Ho avuto la fortuna di affrontare grandissimi campioni. Simoni una volta mi disse di marcare a uomo Zidane, era difficile toglierla. Il primo Kakà che arrivò al Milan poi. Sono avversari che richiedevano massima attenzione.

Il numero 4?

Con l'Argentina ho giocato con l'8, ma quando sono arrivato qui c'era il 4, per me un numero importante. Era libero e me lo sono preso e me lo porto tuttora.

Messi o Maradona?

Io non capisco come si faccia a criticare uno come Messi. Io lo difendo sempre, dobbiamo essere contenti di avere un argentino che ci rappresenta in questo modo: e lo fa da tanto tempo. C'è il paragone con Diego: lui è stato un grande, Leo è un grande ora. Perché dovrei sceglierne uno? Ci siamo goduti Diego, godiamoci Messi. Messi non deve vincere per forza un mondiale per essere un grande, lo è a prescindere. Se io vedo una partita di Messi e lascio fuori il suo palmares, per me è fortissimo. Io sono contento di quello che ho vinto, ma più del percorso che ho fatto.

Il coro dai tifosi dell'Inter che ti piace di più?

C'è un giocatore che... I tifosi interisti sono fantastici, è un legame che durerà per sempre: me l'hanno fatto sentire dal primo giorno che ero uno sconosciuto. Non lo dimentico.