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"E la finale, Zhang, ha cominciato a giocarla già da ieri. Prima con la visita al Quirinale, dal presidente Mattarella, insieme a tutta la sua creatura. Poi in serata ha cenato, insieme con la dirigenza, prendendosi gli applausi e le strette di mano dell’Inter club Senato. Ma, ancor prima, ha voluto viaggiare con la squadra, fianco a fianco. È un passaggio simbolico, che il presidente ripete puntualmente prima delle trasferte importanti: in Champions e in Supercoppa a Riad è andata così, ad esempio".
"Steven vicino alla squadra, Steven dentro la squadra. Vicino a Inzaghi, scelta che ha difeso nei momenti più complicati. E che ora rivendica. È stato il primo ad annunciarne pubblicamente la conferma, quando da più parti la parola più naturale pareva essere “separazione”. Ed è pronto a lanciare l’assalto allo scudetto 2023-24. Ma non è questa l’ora di pensare al futuro. In 17 giorni l’Inter di Zhang si gioca un altro Triplete, 13 anni dopo quello di José Mourinho. C’è chi lo chiama tripletino, ma sarebbe riduttivo. Vincesse stasera, vorrebbe dire viaggiare — con lui al comando del club — alla media di un trofeo a stagione".
"Sarà importante riuscire a mantenere l’Inter ad alti livelli, soprattutto. E magari lanciare l’assalto alla famiglia Moratti. Angelo è a quota sette trofei. Chissà, tra 17 giorni potrebbe essere “solo” una coppa più su, rispetto a Steven. Che certo non è mai stato amato come i primi due in classifica. E che spesso è stato travolto dalle critiche, perché dall’estate 2020 in poi è cambiata la politica e sono stati rivisti gli investimenti. Senza però mai derogare alla possibilità di arrivare a vincere. Vuol dire anche saper scegliere intorno a sé gli uomini giusti. E Steven l’ha fatto", chiude Gazzetta.
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