Il presidente dell'Inter è in Cina ma segue sempre da vicino la sua squadra e mantiene un filo diretto con giocatori, allenatore e dirigenti
Dopo aver vinto a Salisburgo ed essersi qualificata con due turni d'anticipo agli ottavi di Champions, l'Inter torna a concentrarsi sul campionato. Domani sera a San Siro arriva il Frosinone, inutile dirlo, ma la squadra di Inzaghi vuole arrivare alla sosta da capolista. Alla ripresa ci sarà la Juve a Torino, una gara fondamentale per l'obiettivo dichiarato dei nerazzurri.
"La linea è davvero bollente tra Asia e Milano: ieri, ad esempio, un messaggio a Federico Dimarco per gli auguri di compleanno. Mercoledì sera dal numero 1 interista un altro WhatsApp al capitano Lautaro dopo il rigore salisburghese. E poi, soprattutto, l’ennesima telefonata a Simone Inzaghi, il “suo” allenatore, l’uomo che lo stesso Steven Zhang ha definito teneramente un “dono”. La parola è dolce, ma il presidente ormai ne preferisce altre due che messe insieme diventano più bellicose: “seconda stella”. In contatto con ogni pezzo della società a partire dai due a.d. Marotta e Antonello, le ripete continuamente: sono la torcia per indicare la via. Steven usa l’espressione in italiano anche nei messaggi di testo e nelle telefonate, di norma in inglese. In fondo, è ciò che il rampollo di Suning desidera sopra ogni cosa.
Entrare nella storia con una nuova cucitura sul petto, giusto prima del Milan, darebbe un senso definitivo a questo percorso alla guida del club iniziato nel 2018. Un viaggio complicato, dalla fase espansiva e ruggente degli esordi alle ristrettezze e al debito del presente, ma con in mezzo una crescita costante in campo. Da quando cinque anni fa ha scelto Beppe Marotta come governatore della parte sportiva, concentrando così Piero Ausilio nel ruolo di d.s., il livello della rosa è salito di anno in anno, come i risultati. La coppia di dirigenti funziona e Zhang apprezza, anche a distanza", scrive La Gazzetta dello Sport.
"In queste continue chiamate dalla Cina, tra Nanchino e Shanghai, il presidente ha anche fatto presente quale sarebbe il suo sogno. Una festa di popolo, l’adunata che il covid gli tolse per lo scudetto 2021 e che invece ha visto fare ai cugini del Diavolo l’anno dopo. Quelle strade colorate di rossonero sono incise nella memoria, ancor di più visto che adesso i rapporti diplomatici con Gerry Cardinale sono tra il tiepido e il freddino, e non solo per la questione stadio.