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La vita in Italia? Non era facile trasferisti, ma l'Udinese è stata bravissima ad offrirmi tutte le cose che mi dessero tranquillità, anche un volo al mese per la mia famiglia per stare con me. Ho bei ricordi, quei tre anni sono stati fatti bene perché non mi mancava niente. L'Italia mi piace molto, sono anche cittadino: ho vissuto qui quasi metà della mia vita, si vive bene, mi piace tutto. Il calcio è ad un livello alto. Dall'avventura all'Inter mi aspetto molto, arrivo nella squadra campione d'Italia: spero di inserirmi perfettamente nei piani della squadra, dare il mio contributo e continuare a vincere.
Ogni allenatore che ha avuto mi ha insegnato qualcosa: sono tutte persone per bene, hanno cercato sempre di aiutarmi, di credere in me stesso e dare il massimo sempre. Ringrazio tutti, sono stati molto importanti per me. La nazionale? E' un rapporto forte: è iniziato tutti dall'under 15, parlavano tutti benissimo di me: io ero piccolino e magro, gli allenatori non mi mettevano subito nelle partite ma mi chiamavano perché non potevano fare altro viste le mie qualità. All'inizio non è stato semplice ma sono stato sempre calmo e tranquillo. Presto farò 100 presenze, sono molto orgoglioso.
Il mio pregio è che sono sensibile a volte, il mio difetto non lo so: sicuramente si trovano, forse sono un po' geloso. La vita in spogliatoio è molto importante: fa parte del nostro lavoro. Qui devo conoscere tutti per bene, ma ho sentito che lo spogliatoio è fantastico: il gruppo è forte e sano. Mi fa piacere, mi ambienterò sicuramente bene: non sono uno che rompe, quindi spero di ritrovare tutti quanti il prima possibile per ambientarmi. Nel calcio contano sia talento che determinazione: se mancano queste cose è difficile avere successo".
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