A leggere questi numeri è evidente che il percorso dell'Inter sia avvolto da un'aura straordinaria. Perché quel percorso così accurato, così attento ai dettagli, così incredibilmente privo di sbavature si è sviluppato in un contesto che prevedeva un'agenda ricchissima di partite di campionato e di Coppa Italia. Partite, tante partite. Stop improvvisi da parte di giocatori fondamentali. Formazioni non titolari per gestire le risorse (la formazione di ieri è stata una nota fuori dal coro in questo cammino). Formazioni per far rifiatare chi ne aveva bisogno chiedendo un sacrificio in più a chi aveva già dato molto.
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Mkhitaryan l’ingiocabile: un gol all’incrocio di chi spende 200 mln per “arrivare tra le prime 4”

Ciò che ora sembra semplice è invece del tutto incredibile. Simone Inzaghi, in Champions League, ha lavorato per ottenere dal gruppo un equilibrio ancora più complesso e solido. Uno spartito ancora più preciso nel quale i giocatori nerazzurri hanno dimostrato di sapersi inserire con intelligenza, anche quando chiamati a ricoprire ruoli diversi.
L'Inter europea è rocciosa e pericolosa, si spinge in avanti famelica ma ha imparato a non mostrare il fianco. Il reset del quale ha parlato ancora una volta Bastoni è più facile da dirsi che da farsi. "Difendiamo tutti, ci sacrifichiamo uno per l'altro", ha ribadito il difensore. Ciò succede con un'invidiabile costanza. Ed era ciò che la squadra non era riuscita a fare all'inizio della stagione ma che ha ricordato di saper fare molto bene grazie al lavoro e alla guida di Inzaghi. Ci sono tanti meriti se oggi possiamo dire che questa Inter se gioca nella sua versione migliore e più pericolosa, con i suoi interpreti principali e con questo spirito di gruppo, è ingiocabile. Non è forse così?, concluderebbe con giustezza il nostro Henrik Mkhitaryan.
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