dal ritiro nerazzurro

Arriva la Juve e Mancini si affida ai suoi fedelissimi. Poco turnover e…

Una delle caratteristiche dell’Inter targata Mancini è che il turnover è minimo. Da sempre il tecnico nerazzurro ha puntato su un blocco che può variare al massimo con una o due pedine, prova ne sia il fatto che, ad esempio Palacio che ad...

Riccardo Fusato

Una delle caratteristiche dell’Inter targata Mancini è che il turnover è minimo. Da sempre il tecnico nerazzurro ha puntato su un blocco che può variare al massimo con una o due pedine, prova ne sia il fatto che, ad esempio Palacio che ad oggi è il tredicesimo uomo, ha gli stessi minuti giocati di Jovetic ma è chiaro che se il montenegrino non avesse saltato due gare il «problema» non sarebbe nato.Che Mancini puntasse su un 11 più o meno fisso lo si era capito anche in occasione delle assenze, a turno, di Miranda e Murillo; davanti alla possibilità di fare giocare Ranocchia, per   due volte ha giocato Medel, che comunque quel ruolo lo sa fare, lo fa (in nazionale) e anche bene. Scelte. E fra queste la più evidente ha coinvolto – da subito – Fredy Guarin: malandato, acciaccato, da 5 nella partita precedente, in formissima o a giri bassi, il colombiano non è praticamente mai stato «abbandonato» dal tecnico. I fantacalcisti spesso si chiedono: ma Guarin gioca? Con Mancini gioca praticamente sempre. Per dire: adesso che Juan Jesus è tornato a disposizione, cosa farà Mancini a sinistra? Terrà Telles o cambierà? Le scelte fino ad oggi danno la pole all’ex Galatasaray, che ha solo 5 presenze perché arrivato all’ultimo giorno di mercato. Insomma, una volta scelto lo spartito Mancini lo porta avanti cercando affiatamento fra gli uomini. Il blocco, sul quale credere e che sente fiducia piena.