Da Mourinho ai contatti con la Juventus a Mario Balotelli. Rafa Benitez, intervistato dal Corriere della Sera, non si nasconde anzi rilancia. Il confronto con lo Special One non lo spaventa, così come non lo spaventa l'idea di guidare un'Inter priva di Mario Balotelli. Ecco l'intervista integrale del tecnico spagnolo:
dal ritiro nerazzurro
Benitez: “L’Inter come i Reds: soli contro tutti. Mai tolta la foto di Mou: a lui dico che…”
Da Mourinho ai contatti con la Juventus a Mario Balotelli. Rafa Benitez, intervistato dal Corriere della Sera, non si nasconde anzi rilancia. Il confronto con lo Special One non lo spaventa, così come non lo spaventa l’idea di guidare...
Rafa Benitez, ma chi gliel'ha fatto fare di prendersi questa grana?«Quale grana?».
Quella di allenare l'Inter, una squadra che ha appena vinto tutto.«Non è una grana. È un onore. Mi ha spinto l'orgoglio di guidare un club che negli ultimi anni ha fatto molto bene. E la tradizione di un club che per tutte le cose che ho visto ha molto in comune con il Liverpool».
Che cosa hanno di simile Inter e Liverpool?«Il senso della lotta da soli contro tutti».
Sa che dell'Inter questa cosa la diceva anche un altro allenatore prima di lei?«Non sono gli allenatori a dirlo, ma la storia».
Difficile rivincere tutto?«Sempre è difficile vincere, ma qui c'è la mentalità giusta. Non è una squadra che ha vinto solo l'anno scorso, ma negli ultimi 5 anni. Ed è merito di tutti: in primo luogo del presidente e dei dirigenti, che hanno una mentalità particolare; poi dei giocatori, che sono bravi; e dopo dei tifosi, che stanno dietro alla squadra. L'allenatore raccoglie tutto questo».
Come si motiva una squadra dopo la tripletta?«Parlando. Io non dirò mai ''voglio fare così'', ma ''vorrei fare così, voi che cosa ne pensate?''. Mi piace più insegnare che obbligare. Così ho parlato con il capitano e con i giocatori: tutti mi hanno detto che vogliono continuare a vincere».
Ha parlato anche con Eto'o?«Anche con lui».
Lo aspetta un'altra stagione da terzino?«Quello che ha fatto è stato un grande lavoro per la squadra. Lui sa che se quello che deve fare è importante per la squadra, lo farà. Cercheremo qualche accorgimento per avvicinarlo alla porta».
Ha parlato anche con Balotelli?«Certo».
Da venerdì è un giocatore del Manchester City. Lei l'ha allenato per un mese. Che idea si è fatto di lui?«È chiaro che è un giocatore di qualità, con un tremendo potenziale, ma voleva giocare ogni partita. E questo una società come l'Inter non poteva assicurarglielo».
È una perdita importante?«Per noi non è stata una decisione facile, ma forse è stato meglio così, soprattutto per lui».
Come dovrebbe giocare la sua squadra ideale?«Bene».
Questo lo dicono tutti gli allenatori. Nello specifico?«Mettiamola così: se la premessa è che dobbiamo vincere, giocando bene si vince di più. Detto così è facile. Poi però ti scontri con la realtà, con squadre ben disposte tatticamente: a quel punto si lavora per creare una situazione di vantaggio».
Quello che faceva anche a Liverpool?«Ci provavo».
Ha mai pensato che è stato lei a fare assumere Mourinho da Moratti?«Io?».
Il presidente contattò Mourinho il giorno dopo l'eliminazione con il suo Liverpool.(risata) «Non ci avevo mai pensato... Chiaramente io avevo pensato a vincere la partita, l'assunzione di Mourinho all'Inter non rientrava nei miei piani».
Che cosa ha trovato di Mourinho all'Inter?«Si vede che la squadra ha una mentalità vincente. Ma è la stessa che aveva prima con Mancini, e prima ancora con Cuper. Ma la società è sempre più importante, i giocatori sono sempre più importanti di noi allenatori. L'allenatore fa il proprio lavoro, ma se non ha i giocatori, se la società non è forte, non si va da nessuna parte».
Lei e Mourinho siete arrivati in Inghilterra a 12 giorni di distanza l'uno dall'altro, lei al Liverpool, lui al Chelsea. Eravate amici.«Sì, lo eravamo».
Poi è arrivata quella semifinale di Champions League, quella del gol fantasma di Luis Garcia. Ma era davvero gol?«Io ho sempre detto sì».
E su cosa basa questa convinzione?«La mia segretaria era proprio in linea con la porta e mi ha detto che la palla era entrata. Mi fido di lei».
Non vale, è una perizia di parte.«Va bene. Ma perché Mourinho non ha mai detto che dopo 10 minuti c'era un rigore per noi con espulsione di Cech? E comunque avevamo giocato meglio noi».
Ha letto le dichiarazioni di Mourinho? Ha detto che se l'Inter vince la Supercoppa il merito è suo.«Prima di parlarne, vinciamola, e dopo vediamo. Però mi chiedo: tutti i trofei vinti nel passato di che allenatore sono? Secondo me di nessun allenatore: sono dell'Inter, dei giocatori che stavano in campo e dei tifosi. E poi vorrei fare una domanda».
Prego.«Se c'è qualcuno che vuole prendersi i meriti in caso di vittoria, è pronto anche a prendersi le colpe in caso di sconfitta?».
Bisognerebbe chiederglielo. Mourinho l'ha anche accusata di aver fatto togliere una sua foto dallo spogliatoio.«Lui sa che non è vero. O non ha informazioni o non vuole averle. La pagina di giornale è stata tolta senza che io ne sapessi nulla ed è stata sostituita con un'altra pagina, più recente. E su quella pagina c'è anche lui, magari più piccolo, ma ci sono pure i giocatori».
Le è piaciuta l'Inter di Bari?«Si può e si deve fare meglio. L'allenatore è l'eterno insoddisfatto. Vuole sempre un po' di più, un po' di più: questa è la mentalità vincente».
Pensa che gliela stiano tirando? Tutti dicono che in campionato l'Inter non avrà avversarie.«Dicono male. Juve, Roma e Milan sono squadre forti, sarà sempre difficile e ogni campionato ha una storia a sé».
A proposito di Juve, quanto è stato vicino a diventare allenatore della Juventus?«Il calcio cambia ogni settimana. La verità è che un allenatore che guida una squadra forte come il Liverpool è sempre nel mirino di altre squadre che stanno cercando un tecnico».
In poche parole, è stato contattato.«Il mio procuratore ha avuto contatti, ma a questo punto sono qua e sono molto contento di essere qua».
Quante ore al giorno Rafa Benitez è concentrato sul calcio?«Chieda a mia moglie».
E che cosa risponderebbe sua moglie?«Troppe».
Altri interessi, oltre al pallone?«Gli scacchi. E poi la pallacanestro. Ci ho anche giocato, sa? Al Real, con Emiliano Rodriguez, Del Corral, Corbalan. Loro segnavano e io li inseguivo».
Le piace la cucina italiana?«È buona. Ma io so che devo perdere peso, anche se non è facile quando sei sotto stress. Però sono già calato di 3 chili. Sono stato bravo?».
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