dal ritiro nerazzurro

E’ un’Inter al cardiopalma, è un’Inter a meno due…

Inter. ‘sai c’è una ragione di più’, canta una celebre canzone. E dopo un primo tempo senza troppi spunti, senza entusiasmo, senza forza nelle gambe, ne serve un secondo d’altro stampo per scardinare la difesa del Lecce. E proprio in...

Eva A. Provenzano

Inter. ‘sai c’è una ragione di più’, canta una celebre canzone. E dopo un primo tempo senza troppi spunti, senza entusiasmo, senza forza nelle gambe, ne serve un secondo d’altro stampo per scardinare la difesa del Lecce. E proprio in virtù di ‘quella ragione’. Sul prato di San Siro durante l’intervallo sfilano i campioncini nerazzurri che hanno conquistato il Torneo di Viareggio. Poi tocca all’Inter dei grandi.

GIALLO E BATOSTA – C’era da stare attenti, ma Lucio come se nulla fosse, tocca la palla con la mano in mezzo al campo e scatta il giallo. Un’ingenuità che costa al difensore centrale nerazzurro, diffidato, il derby contro il Milan.

PAZZA SCOSSA - Maicon si avvicina all’area avversaria, spara, la palla non gira e si stampa sulla rete di protezione del primo anello. Al ’50 Pazzini da due passi colpisce di testa, ma Rosati c’è. Un minuto dopo l’attaccante della Samp mostra i suoi occhi a San Siro. Ci vuole tutta la forza possibile per battere il portiere del Lecce: il Pazzo ci mette il fisico ed è il gol dell’uno a zero. Boato!

NON SCHERZIAMO - Maicon e Thiago Motta sono troppo generosi con i salentini, si fanno rubare palla e gli avversari non se lo fanno ripetere due volte: spingono, pressano, non si sono ancora arresi, non ci pensano neanche. Eto’o scivola, ma libera Zanetti, il capitano ci prova, la difesa giallorossa rimpalla. Una volta, due. Thiago Motta spara, troppo alto per impensierire Rosati.

SOFFERENZA - Quando il Lecce prende palla fissi il cronometro manco fosse in grado di aiutarti. L’Inter tiene il pallone tra i piedi, ma l’ansia è un vortice. Il presidente Moratti dice di essere abituato all’apnea, i tifosi interisti vorrebbero respirare, per una volta. Leonardo pensa a far respirare Pandev e manda in campo Coutinho al suo posto. Chivu interviene a gambe unite al limite dell’area, si becca un giallo e una punizione che preoccupa e non poco la San Siro nerazzurra. Cesar è sotto al sole, i raggi potrebbero accecarlo, ma Oliveira becca la barriera, Pazzini spazza. De Canio toglie Giacomazzi inserisce Jeda. All’83’ Sneijder fa posto a Kharja. Bertolacci in area spiazza la difesa nerazzurra, Julio Cesar tiene la posizione e respinge, un batti e ribatti costringe Cambiasso a rifugiarsi in angolo. Coutinho e Maicon cercano di far passare il tempo, tengono palla mentre il Lecce continua a combattere, fino alla fine. Esce Eto’o entra Stankovic e le lancette si dilatano. Il fischio sembra arrivare, ma è un’illusione. Quando arriva ed è vero Moratti urla: ‘Finalmente’. Già presidente.

Ci sono partite che durano un’eternità, altro che novanta minuti. Valgono solo tre punti, ma pure una speranza. Questa vittoria vale soprattutto quel meno due inseguito, voluto, forse inimmaginabile fino a qualche mese fa. E adesso tocca al derby dire tutto il resto.