dal ritiro nerazzurro

Guarin: “La firma con l’Inter, un giorno sognato. Cordoba è un esempio. La mia famiglia…”

Nella puntata di oggi di Click, programma di InterChannel condotto da Nagaja Beccalossi, il protagonista è Fredy Guarin. Il centrocampista nerazzurro ha raccontato di se e della sua carriera con l’aiuto di alcune fotografie. Ecco le sue...

Eva A. Provenzano

Nella puntata di oggi di Click, programma di InterChannel condotto da Nagaja Beccalossi, il protagonista è Fredy Guarin. Il centrocampista nerazzurro ha raccontato di se e della sua carriera con l'aiuto di alcune fotografie. Ecco le sue parole: 

DA PICCOLO - "Ero un bambino tranquillo, almeno fino ai 5-6 anni. A giocare a calcio ho cominciato a nove-dieci anni in una squadra, prima giocavo per squadra. Poi mi sono trasferito in un'altra città e in una squadra seria. Sono stato anche in Argentina, sono stato bene è stata una bella esperienza". 

IN FRANCIA - "Il Sant'Etienne, in Francia, era difficile adattarsi alla lingua, ma il calcio unisce tutti. Era una piccola città e l'unica cosa che contava era il calcio. La mia famiglia mi aveva seguito, c'erano anche mia moglie e mio figlio piccolino. Il francese è più complicato dell'italiano". 

PORTO - "E' stata la più importante della mia carriera, sono molto legato ai miei compagni, era un bel gruppo una bella famiglia. Andres Villas Boas mi ha insegnato tanto, era fondamentale il gruppo. Il nostro capitano era quello con cui parlavo di più anche di vita".

E POI ARRIVA L'INTER - "La firma? Quella giornata era un pò diversa del normale. Sapevo che sarebbe stata un'occasione importante. Quando ho firmato il contratto mi sono tranquillizzato. E' stato un giorno sognato. Ho chiamato i miei genitori, ma era presto e per non svegliarli ho aspettato un pochino".

ESORDIO - "E' stato un giorno speciale per me, ero molto ansioso, ma lo avevo aspettato tanto perché avevo fatto una buona preparazione e speravo in una vittoria. I tifosi interisti sono speciali, mi hanno accolto benissimo".

FAMIGLIA - "Siamo una famiglia sempre unita, anche se ci sono state delle difficoltà, tutti pensiamo al futuro. Ho un fratello più piccolo che gioca al centrocampo in Colombia, mia sorella ha 17 anni e ha finito scuola e adesso si iscrive all'università e fa felice mia mamma. Papà è sempre esigente, chiede sempre il meglio, mi dice sempre 'ma puoi fare di più', vuole il meglio per me. Mamma è allegra, tranquilla, una nonna bella e brava. Mia moglie l'ho conosciuta grazie ad amici in comune con cui giocavo a calcio, quando l'ho vista ho pensato che avrei voluto conoscerla, siamo insieme da otto anni. Daniel, mio figlio sta ancora un po' confuso. Gli piace fare l'attaccante, il portiere e il centrocampista, a me piace che faccia l'attaccante, ha un bel tiro. E' un bambino tranquillo, va a scuola ed è bravo. Io ero 'più giù che su', avevo solo il calcio nella testa, lui spero che studi". 

LA COLOMBIA - "Per me la Nazionale è tanto, è responsabilità, amore, tanta gente si rallegra con il calcio. Il sogno è andare al prossimo mondiale, quello in Brasile". 

CORDOBA - "Ivan è un uomo troppo importante nel calcio e nella vita, è un esempio puro, chiaro, di quello che deve essere un calciatore dentro e fuori dal campo. Cosa gli ho chiesto dell'Inter? Mi ha dimostrato nel tempo quello che è realmente l'Inter, quello che rappresenta, me lo ha incultato, mi ha mostrato cosa questa squadra vale nel mondo. La sua ultima partita? Non ero emozionato, ero un po' triste di vederlo finire la carriera, la sua grande esperienza, le sue vittorie le conoscevo e adesso arrivo io e finisce la sua carriera, ma è una decisione che ha preso lui, per godersi la sua famiglia, non si può che appoggiarlo".