dal ritiro nerazzurro

Leo si presenta: “E’ il mio sogno. Sono un uomo libero e non mi pento. Mou un fuoriclasse. Kakà …”

29 Dicembre, data storica per il neo allenatore dell’Inter: Leonardo. Il tecnico brasiliano ha risposto alle domande dei giornalisti presenti in sala stampa ad Appiano Gentile. Noi di fcinter1908.it abbiamo fatto un sunto delle sue...

Alessandro De Felice

29 Dicembre, data storica per il neo allenatore dell'Inter: Leonardo. Il tecnico brasiliano ha risposto alle domande dei giornalisti presenti in sala stampa ad Appiano Gentile. Noi di fcinter1908.it abbiamo fatto un sunto delle sue dichiarazioni e le riproponiamo per chi non ha potuto seguire in diretta la conferenza stampa di presentazione del neo tecnico brasiliano."Leonardo mi ha obbligato a essere qui oggi" esordisce cosi il Presidente Massimo Moratti. "Sono felicissimo di questa scelta fatta nei confronti di Leo, e di Leo nei nostri confronti. Nasce da una stima reciproca nei miei confronti, dovuta a una sua capacità di imparare velocemente e distribuire simpatia e serietà. La nostra società rimane ambiziosa, ma questo non vuol dire fare fretta, pressare, vuol dire seguire l'istinto e l'amore che abbiamo per i nostri tifosi. Quello dovrebbe servire per essere utile a raggiungere obiettivi importanti. Auguro a Leo tutto il bene possibile".Parte subito forte Leonardo: "Buongiorno a tutti. Questa è una situazione molto affascinante, sono facce molto conosciute e quello rende ancora più profondo quello che è questo momento. Io ho rapporti con tante persone qui, quello rende ancora più forte tutto. Sono 13 anni che sono a Milano, sono emozionato perchè è un giorno di grandi sensazioni, di grandi emozioni. Quando parlavo di sogno, io sono romantico e di sogni parlo in generale. Non cercavo un lavoro questa estate, cercavo un sogno, qualcosa di stimolante, la grande sfida e più grande di questa non ci sia.Il calcio ci dà questa opportunità, vivi di emozioni diverse anche in un solo giorno che è la partita. Questa è in dimensioni infinite per me, cosi profonda che era impossibile dire di no, impossibile non vivere avendone l'opportunità. Aggiungendo a tutto quello, credo che sia il rapporto col presidente, nato in maniera disinteressato sempre. Scherzavamo anche 10 anni fa, la cosa è andata in un modo incredibile. Sono diventato allenatore un anno fa, cosa che sembrava improbabile. Oggi per me è un giorno molto speciale. C'è un rapporto di stima e di amicizia, ma il presidente fa il presidente e io l'allenatore ed è un ruolo molto delicato. Io ho sempre cercato di essere libero, cerco la mia identità, il mio modo di fare. Dopo se io creo un rapporto con la mia società, credo di essere me stesso in questa situazione. Non bisogna avere 1000 cose in comune per essere insieme. Non dimenticherò mai il mio vissuto al Milan, ringrazierò il Milan per tutta la mia vita.  Ho fatto giocatore, dirigente e allenatore nella stessa società, e il Milan mi ha portato qui. Capello mi ha portato qui. Ho fatto tredici anni in una società, ma credo che le diversità ci siano ovunque. Nell'Inter mi ritrovo in tante cose, cerco di essere libero in ogni situazione. Credo che ci possano essere 1000 letture diverse di questa situazione, non mi sento colpevole e non ho rimpianti. Ho sempre detto alle persone quello che io volevo e come io volevo stare in ogni realtà. Questa sfida è troppo forte, affascinante, sorprendente, non potevo dire di no!Arrivo nell'anno più importante della storia dell'Inter, sto parlando di una delle società più importanti nella storia del calcio. Sono incroci incredibili. Sono molto carico e felice, entusiasta di quello che ho trovato. Le vittorie creano complicità, grande entusiasmo ed è quello che c'è.Questa squadra è fatta, c'è, non c'è da inventare, ha vinto tutto. Ha una sua identità, sanno i giocatori come vogliono giocare, quando giocare e quello che vogliono fare. Devo mettere loro nelle condizioni per rendere al meglio. Questa squadra deve vivere la serenità di chi è grande. La richiesta è cercare di tornare a fare le cose che si facevano nel grande periodo della loro carriera.Può sembrare demagogia, non voglio fare il bravo ragazzo, ma io rispetto totalmente ogni parere su di me. Io se ho voluto sempre la libertà di scelta, devo rispettare il giudizio degli altri. Io so quello che ho vissuto, e credo che le persone sono emozionate con certe situazioni. Nel calcio viviamo di emozioni. Io rispetto qualsiasi tipo di giudizio.I paragoni sono difficili, sono realtà diverse quelle di Milan e Inter. Un'annata è diversa dall'altra anche nella stessa squadra. Quello che ho vissuto io era un momento diverso rispetto quello del Milan che vive oggi, io arrivavo a fare l'allenatore del Milan dopo anni di carriera. All'Inter ho una situazione completamente diversa. Comunque è una rivale, alla Pinetina non c'ero mai stato. Oggi per me è la terza volta qui. Devo imparare a vivere queste situazioni nuove". Interviene Moratti nuovamente: "E' un'emozione. Tutta questa storia è un'emozione. Dalla vittoria della coppa in quella situazione. La possibilità di concretizzare un'amicizia. Una stima che diventava qualcosa di più. Per lui è una responsabilità grossa, ma quando è grossa è bella. Questa scelta è stata mia e me ne prendo tutta la responsabilità. Spero di mettere a suo agio Leonardo, e realizzare i sogni dei tifosi"Riprende la parola Leo: "Kaka? Conoscendolo non credo che andrà via dal Real senza aver fatto bene. Io lo sento spesso, ma credo che difficilmente andrà via. Lui è quasi a posto, sta per rientrare e ha davanti un'annata entusiasmante. Quindi lui non vede l'ora di giocare. Vuole far bene al Real Madrid.Ci ho messo poco ad accettare questa proposta. Questa cosa è cresciuta nel tempo, io sarò sincero. Non ho mai pensato di poter realizzare questa cosa. Credo che il fatto di aver fatto il dirigente tanti anni ci ha fatto incrociare tante volte. Abbiamo vissuto momenti molto affettuosi. Il fatto di diventare allenatore ha reso questo possibile, perchè è un ruolo diverso delicato. Molto intenso, cambia tutto velocemente. Anche tutto quello che è successo ci ha dato la possibilità di essere liberi di scegliere in un momento come questo. Il campionato è lungo e allo scudetto ci credo. Pensi ai 13 punti e alle due partite in meno. Psicologicamente devi gestire molto bene questa situazione. Pensando ad oggi sono tanti punti, ma basta poco per inserirti nel gruppo che può veramente vincere. Il periodo iniziale sarà importante.Credo che il Milan è la capolista ora, è la squadra che per oggi anche matematicamente ha più possibilità di vincere. E' una delle favorite. Il fatto che il Milan sia favorito non è detto che noi non dobbiamo pensare alle nostre partite. Dobbiamo pensare ad oggi perchè dobbiamo trovare subito il modo di rientrare in questo gruppo delle squadre che ambiscono al titolo. Il campionato del mondo ha dato una carica importante a questa squadra. Vincere anche quando sei estremamente favorito non è mai facile. Questa squadra ha coronato un 2010 unico e da qui dobbiamo ripartire.Sono 6 mesi i passati che lasciano degli insegnamenti, ha vinto tutto col Liverpool, ha vinto tanto col Valencia facendo lavori straordinari. Dopo se in certe situazioni succedono delle cose, sono momenti della vita. Capello per me è il numero uno, Santana per me è il mito. Ma Capello è il mio riferimento. Anche se con lui ho fatto un anno al Milan difficile. Non credo che sia una cosa che lasci tracce o tanti problemi. E' un ripartire ma anche traendo da quello degli insegnamenti. Questa squadra è una realtà.In questi giorni ho sentito tutti, volevo farmi conoscere perchè abbiamo poco tempo e il 6 Gennaio siamo gia in campo. Ho cercato di conoscere le persone, passare di qui, vivere il quotidiano. Ho trovato in tutti, ma non solo nei giocatori un'accoglienza molto positiva e li ringrazio. In due giorni non sapevo cosa aspettarmi. Ieri con i giocatori al telefono è stata una cosa molto positiva.E' un momento in cui devo osservare, imparare e agire pensano a quello che c'è. Non voglio cambiare le abitudini, voglio cercare di mantenere quello che si sta facendo aggiungendo le mie idee di base. Non ho voglia di cercare la cosa, voglio imparare sempre di più. In due giorni ho imparato tanto. Ci sono molte più cose positive che negative. Le cattive le cercherò di eliminare e manterrò le buone. Voglio farmi conoscere per quello che sono, non solo come allenatore per il gioco che vorrei, ma anche come persona cioè gestore di una squadra. Cosi i rapporti si stabiliscono.Mourinho con me è stato straordinario. Io l'ho chiamato perchè credo che arrivare all'Inter senza passare da lui è impossibile. Josè è ovunque. Non mi ha sorpreso, perchè lo conoscevo e con lui è molto piu facile. Ma è stato davvero straordinario. Su tante cose mi sono basato sui suoi pareri. E' una persona intelligente, conosce questo ambiente e spiritualmente è presente. Ha lasciato qualsiasi cosi. Io veramente sono molto felice di quello che lui mi ha dato. Considero lui un fuoriclasse e credo che dietro alle brillanti conferenze stampa c'è un lavoro infinito. Josè dedica la sua vita a quello, a quello che dice e alle battute altrettanto intelligenti. C'è un lavoro che si vede presente qua in questi giorni.Sono perplesso anche io, sono sincero. Per me è una cosa molto particolare stare qui. Ma sono perplesso nel modo positivo. Avere questa opportunità è enorme. E' stata molto inaspettata, una sorpresa. La verità è che io ho fatto un solo allenatore, io non sono Mou. Ognuno ha il suo percorso e lei non può essere cambiata. Ho fatto un anno con mille errori e forse qualcosa di positivo. Oggi inizio la mia seconda esperienza dopo un anno di allenatore e sei mesi di studio. Io quando ho finito di allenare con il Milan, non ero sicuro di allenare la carriera di allenatore. Dovevo capire cosa fare veramente. E' stato un percorso molto diverso, però credo che questa opportunità mi ha fatto aver certezza di quello che voglio fare. Aspettavo una cosa che mi facesse alzare dal letto e quello è arrivato. Non lo so se altre proposte potevano farmi partire cosi convinto. L'inter si.Le parole di Pato? Non sono state una frecciatina. Se lui mi augura di vincere, mi sembra una cosa non normale visto che siamo concorrenti diretti. La sua è stata una battuta. Ci sta e ci sta anche che i giocatori siano in una situazione difficile di dare un parere. Sono domande che possono portare da una parte e dall'altra. Credo che loro debbano essere tranquilli senza dare pareri o prendere posizioni. Il Milan non l'ho mai vissuto come nemico dell'Inter. Si vive bene questa rivalità con momenti più o meno tranquilli. Ma credo che in 100 anni di storia è un rispetto reciproco che si sente. Se pensiamo all'ultimo anno e mezzo di gioco dell'Inter, sono tante cose che credo che io condivido. La caratteristica dell'Inter in questo anno è stata difesa solida e contrattacco veloce. Tutti i giorni cambiano delle cose per cui si devono cercare alternative, ma la base la condivido quasi pienamente.Infortuni? Quando cambia una gestione possono succedere dei rischi. Non vuol dire che Benitez ha sbagliato tutto. In questo momento abbiamo degli infortuni che hanno pesato sul rendimento della squadra. L'idea è che gli infortuni ci sono stati, ma recuperati in modo molto veloce. Io non voglio stare qua a fare processi. Non c'è ricetta o mago per risolvere questa situazione. La squadra sicuramente ha delle risorse importantissime anche in questo aspetto. La squadra ha fatto dello stimolo, della voglia e dell'entusiasmo il suo marchio di identità. C'è da trovare il modo migliore di metterli in condizioni normali, perchè la loro normalità è questa. Dobbiamo farli stare bene tutti. Questa è una squadra che ha entusiasmo, e non credo siano appagati. Non c'è un problema di appagamento, la squadra che vince è piu serena. Come quando hai fatto gol, dopo ti senti grande. "Mercato? Su questo argomento mi è tutto molto chiaro - prosegue Leo -. Non credo siano necessità del momento, ne discutevo con Branca e sono questioni di opportunità. Se troviamo un giocatore che credo ci possa dare qualcosa allora si, però il mercato no. Ci vuole tempo per costruire un 'cosa fare'. Comando, leadership sono cose che mi piacciono tanto, ma non perchè si parla di chi comanda ma perchè ci sono tanti modi. Non c'è un modo di comandare, ci sono modi e modi. Ogni persona ha una chiave. Io sto dicendo una cosa qui e ho 100 persone davanti che ognuno mi sta interpretando in un modo. La cosa è trovare la chiave con ogni giocatore, dopo arriva il gruppo. La cosa del gruppo è troppo soggettiva perchè il gruppo è formato da singoli. Prima vediamo da singoli e poi arriviamo al gruppo. Il mio linguaggio può essere diverso con uno e con l'altro. Poi ci sono i valori che una squadra crea e che esistono gia. Devo capire, valorizzarli e creare un canale individuale per arrivare al massimo di ognuno""Grazie a Benitez per aver contribuito a portare quella coppa li, c'è molta riconoscenza da parte della società", conclude cosi Moratti questa prima giornata di Leonardo in nerazzurro.