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dal ritiro nerazzurro
Dalle pagine della Gazzetta dello sport di oggi, Javier Zanetti parla del traguardo delle sue 519 presenze in nerazzurro, raccontando le tante emozioni provate nei fantastici anni all'Inter: "Io come lo zio Bergomi!" esclama, mostrando tutta la sua felicità per aver raggiunto questo record.
Racconta aneddoti simpatici: "Il compagno più matto? Taribo West vince per distacco. Gliene racconto solo due, ma potrebbero essere venti, trenta. Lippi in allenamento gli fa “Taribo, accorcia sull’attaccante”: una, due, tre volte e lui niente. Lippi ferma l’allenamento: “Perché non mi ascolti?”. E Taribo: “Perché Dio mi ha detto di non accorciare”. E la seconda? Una sera invita me e Ivan Zamorano per una di quelle funzioni religiose che organizzava a casa sua: “Preghiamo un po’ e poi si cena”. Appuntamento alle sette: alle otto si pregava, alle nove si pregava, alle dieci si pregava. Ci ha dato damangiare a mezzanotte. Il compagno più antipatico? Ciriaco Sforza non era antipatico, però non rideva mai: mai."
Spazio anche per il racconto di partite non semplici e ricordi dolorosi: "La partita più amara? 5 maggio 2002, la sensazione angosciante di un anno di fatica buttato via in meno di un’ora e mezza. La gara più difficile da Capitano? A Firenze nel 2006: Giacinto Facchetti era morto da venti giorni, feci scrivere sulla fascia “Tu sei tutto quello che un uomo dovrebbe essere. Ci mancherai. Ciao Giacinto”.
E ancora ricordi bellissimi: "La partita più bella? Siena 2007, primo scudetto sul campo. Da tanto non piangevo così!" E tra gli stadi più emozionanti: "Il San Paolo, giocare a Napoli è più che altro un’emozione, non possiamo parlare di vera soggezione. L’avversario più scomodo? Di certo Nedved: quante volte ci siamo affrontati su quella fascia. Ricordo un’Inter-Lazio: 90’ a fare su e giù, senza fermarci mai, tutti e due. Quando smetto? Non lo so, ma so che vorrei fosse a San Siro: se devono passarti davanti quasi vent’anni di vita, meglio che succeda a casa tua, no?” conclude il numero 4.
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