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Nè Brera nè Tortona. Nella "Milano fashion week" le luci della ribalta per una sera si sono accese a San Siro, vicino piazzale Lotto, con fari puntati sull'Inter. Una fresca serata primaverile e una cornice di pubblico niente male hanno fatto da sfondo ad un appuntamento non sponsorizzato dal FuoriSalone, ma a cui in molti guardavano con attenzione, tanto da Milano come da Napoli, Torino, Roma e Firenze.
Inter-Napoli, se non a tratti, non avrà fatto strabuzzare gli occhi agli esteti e ai designer, ma qualche momento da ricordare c'è stato. Troppo facile, nell'arco dei 90 minuti, concentrarsi sugli episodi che hanno deciso la partita, i gol; meglio andare più a fondo e scovare 3 istantanee, per magia e freschezza, inscrivibili agli eventi mondani che stanno contraddistinguendo questa settimana nel capoluogo lombardo. Inter-Napoli non sarà stata figa come il Salone del mobile, ma il più figo tra gli allenatori d'Italia, Mancini, ha fatto sì che ci fosse qualcosa di mondano anche in un contesto selvaggio come un campo da calcio, tanto da scatenare 3 standing ovation
MINUTO 68'- La prima standing ovation arriva quando mancano 22 minuti al termine, quando Mancini richiama in panchina Kondogbia. Il francese è stato puntuale: in questi giorni in cui si parla tanto di mobili in legno, lui che più volte dai media è stato ribattezzato come "tronco" ha smentito tutti al momento giusto. È vero, quando poggia il piede perno e fa danzare gli avversari che provano a spostarlo attorno a lui sembra quasi un albero. I problemi, per gli altri, iniziano quando i suoi rami cominciano a fluttuare mentre porta palla, quando il vento lo spinge tra le maglie avversarie come fosse una lama calda nel burro, spezzando in 2 le linee difensive e creando superiorità numerica. Siete ancora sicuri che abbia piantato radici e si sia stabilito su standard che non giustificano i 30 milioni spesi su di lui? Attenti, potreste sbagliarvi. Quando corre, sgomita e sradica (tanto per restare in termini botanici) il pallone agli avversari sembra tutto tranne che un tronco. Continuando così, per quant'è forte, i tronchi che han piantato gli scettici potrebbe buttarli giù. Il pubblico ha apprezzato. Standing ovation 1/3.
MINUTO 77'- Il secondo momento in cui San Siro si alza in piedi senza che nessuno gliel'abbia chiesto, a parte i gol, è quando Mancini richiama in panchina Jovetic. La sua partita è l'ennesima conferma che "i rapporti col sono tesissimi", che "l'intesa con Icardi è pari a zero", che "è avulso dal resto della squadra" che, "è inutile", e bla bla bla. È stato scritto che la partita non sarà piaciuta agli esteti, ma forse per il numero 10 c'è da fare un' eccezione. La grazia con cui sgrezza ogni pallone e lo smercia ai compagni sottoforma di assist è spesso disarmante, un piacere per gli occhi. Per chi guarda giocare Stevan, e tifa la squadra per cui gioca, è una gioia vera. Come per un bambino che gioca col suo Jojo. E fortuna che Jojo, speriamo ancora a lungo, gioca nell'Inter. Il pubblico ha apprezzato. Standing ovation 2/3.
MINUTO 88'- Dulcis in fundo, il terzo momento in cui i decibel dalle parti di San Siro si sono alzati per via degli applausi è quando Mancini ha richiamato in panchina Icardi. Quando lo si vede far gol si ha l'impressione di avere a che fare con un pezzo grosso del calcio del presente e del futuro. La freddezza sottoporta è direttamente proporzionale all'immagine che si è costruito a forza di gossip, Lambo e gol. La fascia da capitano gli conferisce quella religiosità che non è caratteristica di un ragazzetto qualsiasi. Il pressing forsennato e compulsivo è l'immagine della sua generosità, che sta facendo innamorare sempre più la Milano nerazzurra di lui. I numeri, infine, con 51 gol in 101 partite, iniziano a diventare importanti. Il pubblico ha apprezzato. Standing ovation 3/3.
@FabriJZLongo
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