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editoriale
Che per l'Inter non sia il momento di massimo splendore finanziario e tecnico della sua storia ultracentenaria, è ormai risaputo. Ci pensavo da un po' di giorni, esattamente dopo l'ufficialità della partenza di Wesley Sneijder, sin quando questa mattina non ho letto un simpaticissimo articolo di dopolavorointer.com (http://www.dopolavorointer.com/numero-9-e-numero-10.aspx), che proponeva un dialogo immaginario tra le maglie numero 9 e numero 10 ormai orfane dei loro rispettivi padroni.Andando cosi a braccio, non ricordo anni in cui queste due maglie non siano mai state indossate. Ricordo stagioni in cui erano sulle terga di giocatori pessimi o indegni di portare a spasso la nostra casacca, ma che rimanessero li inutilizzate in magazzino, anziché in vetrina, proprio no.Ricordo i grandi numeri 9 del recente passato come Altobelli, Zamorano, Crespo o Cruz. Ricordo i grandi numeri 10 come Beccalossi, Matthaus e Suarez. Ricordo chi ha indossato entrambi i numeri come Ronaldo, sintesi del campione vero. Massima espressione fisica e tangibile del termine 'calcio'. Ricordo chi come Zamorano, nostalgico per avere abbandonato la sua numero 9, ottenne il permesso di indossare la 18 aggiungendovi nel mezzo il simbolo dell'addizione. Ma cavolo, stagioni in cui i giocatori si rifiutano di portare sulle proprie spalle numeri cosi pesanti, proprio non me ne ricordo.Da buon tifoso moderno non rimpiango certo la scelta di non dover rispettare più la numerazione obbligatoria come avviene nelle categorie inferiori, ma non vederle più in campo, sudate, sporche di terra e sgualcite, da tanto a cui pensare. Sono le maglie simbolo di ciò che manca all'Inter in questo momento: la strapotenza della 9 e lo stile un po' naif della 10. Manca come il pane un 9 che la butti dentro con continuità e manca un numero 10 capace di cucire il gioco, di fare da collante tra centrocampo e attacco, di farsi dare il pallone tra i piedi per poi dire: “tranquilli voi disponetevi sulla vostra mattonella che a passarvela al momento giusto e nel posto giusto ci penso io”. Con la partenza di Sneijder e il conseguente abbandono della numero 10, si può dichiarare finalmente, con non poca tristezza, che il ciclo si è ormai chiuso. Sneijder ed Eto'o sono stati gli ultimi giocatori degni di poter portare in giro in tutti gli stadi d'Europa, d'Italia e del mondo quei due gloriosi numeri. La parentesi Forlan non la considero minimamente. E' stata una presenza ectoplasmatica nell'universo Inter. Tra cinque o dieci anni, difficilmente ricorderemo che il biondino uruguaiano ha indossato, con scarsissimi risultati, la nobile maglia nerazzurra numero 9. Bei tempi quelli di Samuel e Wes, sembrano passati decenni e invece era soltanto il 2010. Da li il lento declino. Povero il conto in banca e povere le idee. Si è tentato di riempire le caselle vacanti della nostra rosa, andando in giro per il mondo a comprare cloni di grandi del passato o del presente. Ed è cosi che al nostro capezzale sono arrivati soggetti come Jonathan, colui che sarebbe dovuto essere il nuovo Maicon, oppure Alvarez che al Presidente ricordava l'immenso Mariolino Corso.La mancanza di giocatori in grado di indossare questi numeri non sta a simboleggiare altro che lo stato della nostra società. Non uno stato di confusione, bensì di apatia. E' come se si fosse avvolti da un torpore tipico della Bella addormentata nel bosco dei Fratelli Grimm e si aspettasse, senza ansie o impazienza, il Principe Azzurro in grado di risvegliarci. Forse difficilmente il prossimo anno avremo un numero 9 e un numero 10 degni di tale valore, ma volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, credo che il nulla sia meglio rispetto a gente come Forlan, Centofanti o Morfeo. Tutte le grandi squadre hanno questi numeri associati a dei grandi campioni: il Real Madrid ha Cristiano Ronaldo, il Barcellona ha Messi, il Manchester United ha Rooney. Per ora noi dobbiamo sperare nel 42, nell'11 o nel 31. Fossimo accaniti scommettitori li potremmo giocare al Lotto sulla ruota di Milano, sperando che ci portino fortuna; invece siamo solo tifosi nerazzurri sognanti certi che il nostro karma ha previsto anche questo: lasciar riposare quei due numeri per poi rivederli sulle spalle di gente degna di indossare loro e la nostra maglia.
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