editoriale

Alla fine qualcosa ci inventeremo (giusto?)

Sabine Bertagna

Vediamola in questo modo. Siamo l’Inter ed è nei momenti più drammatici che tiriamo fuori il nostro insospettato meglio. In questo preciso momento il tifoso nerazzurro non riesce a non vedere tutto nero. E le ultime giornate di campionato...

Vediamola in questo modo. Siamo l'Inter ed è nei momenti più drammatici che tiriamo fuori il nostro insospettato meglio. In questo preciso momento il tifoso nerazzurro non riesce a non vedere tutto nero. E le ultime giornate di campionato giustificano obiettivamente questo tipo di Weltanschaung. Condizione atletica preoccupante, passività, non gioco. Con l'aggravante di essere partiti da pochissimo e di aver scavallato appena la sesta giornata di campionato. Aggravante che potrebbe, per la legge del proviamo a vedere un po' di rosa, trasformarsi in elemento di speranza. Nulla è ancora perduto. Non ancora. Non se ci sarà una virata importante e decisa. Totale.

L'atteggiamento più naturale di fronte alla delusione per la prospettiva di un'altra stagione al ribasso è tendenzialmente quello di incrociare le braccia e puntare i piedi. Obiettivamente così si risolve ben poco. Le sconfitte non si cancellano, gli occhi della tigre non si materializzano, il gioco continua ad essere un miraggio. L'insoddisfazione è tangibile (e comprensibile, soprattutto perché non nasce ieri), ma non sarà la sua perentoria manifestazione a cambiare le cose. Purtroppo.

La sfida di WM inizia ora. O meglio, è iniziata dopo il fischio finale di Firenze. Da adesso fino alla difficile partita che vedrà i nerazzurri scendere in campo contro il Napoli (e il suo passato), WM dovrà dimostrare di essere effettivamente pronto a scardinare i suoi dogmi. A rivedere le alternative, a prevedere variabili che non avrebbe mai previsto. Allenare l'Inter è difficile proprio per questi motivi. Perché ti scombina i piani, ti disperde gli appunti con una ventata insolente, ti spiazza le soluzioni. Vince chi le tiene testa. Qui sopravvivere non è sufficiente. E questo vale per tutti. Dal primo all'ultimo giocatore.

L'attacco, in un batter d'occhio, è decimato. Osvaldo che si fa male negli ultimi istanti dell'allenamento con la nazionale, Palacio lontano dalla sua forma abituale. Rimane Icardi e ritorna a fare capolino il modulo con una punta sostenuta da un giocatore offensivo alle sue spalle. Un modulo che ha spesso fatto faticare la squadra quando si trattava di sbloccare il risultato. E poi ci sono loro. Due giovani promesse, alle quali la Primavera incomincia ad essere stretta. Il 19 ottobre, giorno di Inter-Napoli, si gioca anche il derby Primavera. Bonazzoli e Puscas, due generatori automatici di gol nella loro categoria, potrebbero dover dare una mano in prima squadra. Questa è l'altra grande sfida di Mazzarri. Una ghiotta occasione di riscatto. Inserire un giovane in prima squadra e valorizzarlo. Per sfatare i miti e sdoganare i preconcetti servono risultati e servono subito. Da ieri. Non possiamo andare avanti così, ha tuonato Ausilio a Firenze. Alla fine qualcosa ci inventeremo. Siamo l'Inter e abbiamo il dovere di non dimenticarcelo. Mai.

Twitter @SBertagna