editoriale

ARBITRI? BUUU…

Dove esiste una regola bisognerebbe semplicemente applicarla. Avevamo assistito ad uno scempio nella partita dello scorso anno, Juventus-Inter, nella quale si era toccato il fondo, con cori irripetibili (“non ci sono negri italiani”) e...

Sabine Bertagna

Dove esiste una regola bisognerebbe semplicemente applicarla. Avevamo assistito ad uno scempio nella partita dello scorso anno, Juventus-Inter, nella quale si era toccato il fondo, con cori irripetibili (“non ci sono negri italiani”) e conseguente squalifica del campo, per una giornata, ai danni dei bianconeri. La principale vittima di questo pericoloso trend è sempre lui, Super Mario Balotelli, colpevole di essere italiano nato da genitori ghanesi. L’ultimo episodio è di ieri: Cagliari, secondo tempo. Entra Mario e il pubblico lo accoglie con la solita “benevolenza”; partono i “buuuuu”, che giusto per non sbagliare vengono indirizzati anche a Samuel Eto’o. Lo speaker, come da regolamento, interviene invitando il pubblico a interrompere la brutta dimostrazione di ignoranza, pena l’interruzione della partita. Ma tutto prosegue come da copione, grazie all’arbitro Orsato di Schio, che non si sogna nemmeno lontanamente di applicare il regolamento. Perché? Paura? Rassegnazione? 

A onore del vero da quando Mario è perseguitato dai cori razzisti le reazioni a sostegno sono sempre state poco decise. Tutti a punire la natura razzista del comportamento, ma comunque puntualizzando che Balotelli è un provocatore, che deve crescere e che ha un caratteraccio. Forse anche per questo i “buuuuu” non hanno mai cessato di accompagnare i movimenti di Mario, dalle piazze apparentemente più innocenti (Verona) a quelle normalmente più insidiose (Roma). Smettiamo di parlare del solito gruppetto di sparuti ultrà, come se fossero un mazzetto di erba marcia in un campo di rose. Non è così. Il “buuuu” è sempre più in voga, arriva dalle curve come dalle tribune, e questo perché, purtroppo, si identifica in un concetto ben preciso: Mario non è italiano, o almeno non è giusto che lo sia. Rientra nel nostro essere contraddittori all’italiana, fintamente anti-razzisti nelle parole, tristemente prevedibili nei fatti. Ecco spiegati l’accanimento e la poca propensione a difenderlo che ci sono nell’opinione pubblica in generale. E’ di oggi la dichiarazione di Campana, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, che riporta la discussione su quello che è il regolamento: in caso di atteggiamenti razzisti (e la partita di Cagliari rientrava in questo tipo di casistica) bisogna interrompere la partita. Perché la minaccia della partita sospesa non spaventa il tifoso maleducato e ignorante? Perché sa benissimo che non succederà nulla. Come non è successo ieri, l’altro ieri e in mille altre normalissime giornate di calcio.